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Aggiornato: 21 giugno 2025
Cioè, io ho avuto l'onore di conoscere dalla contessa Edita Schönfeld, una signorina di questo nome: Ma.... non era sua figlia, mi pare; era soltanto sua nipote. Signor duca! Sappia che le mie nipoti diventano mie figlie quando hanno bisogno di un padre!... Io ho conosciuto appena la signorina Eleonora, e.... non capisco. Che cosa vuol dire?
L'onore che è più a portata di mano laggiù è dato dalla carica di presidente, di consigliere, di segretario, di qualche cosa insomma di una societ
DON IGNAZIO. Signora, io n'ho piú timore veder i suoi lumi turbati di sdegno contra di me da' quali depende il maggior contento ch'abbi nella vita che perder l'istessa vita; e vi giuro per quel cielo e per Colui che ci alberga dentro, ch'amo le sue bellezze come modesto sposo e non come lascivo amante; ché chi ama la bellezza e non l'onore, non è amante ma inimicissimo tiranno.
La vecchia se n'accorgeva, ma non se ne incaricava, aveva tutt'altro per la testa: badava invece a mostrarsi più gentile che mai col giovinotto, e una sera l'invitò a andare in casa loro qualche volta, se ne potevano ricevere l'onore. Nino accettò con riconoscenza, si sbracciò in mille proteste; l'onore era suo, che diavolo! e l'indomani sera ci andò. Era incappato nella rete.
«Fermatevi: in nome del Santo Sepolcro, concedete un momento.... Io non ho da conservare l'onore dei miei maggiori, perchè non appartengo a nessuna famiglia.... non ho che il mio; ma questo mi è caro, come se mi fosse stato trasmesso da Roberto Guiscardo, o da Enrico l'Uccellatore: ma mio padre muore, dite voi; e se non lo vedo adesso, nol rivedrò mai più, e rimarrò nelle tenebre dentro le quali sono nato.... Ma il mio onore, il mio onore! Roberto, deh! per piet
Sì, e della medesima mano del padre d'Ebro. Ma non me la ricordo mica così bene che l'altra. Diceva, in sostanza: che S. M. Taddeo poteva contare che l'appello alla sua affezione non resterebbe senza effetto, poichè trattavasi non solamente di consolare e rassicurare un parente, ma di punire uno scellerato lo scellerato ero io e di salvare una dinastia; che S. M. Claudio III accomoderebbe le cose di maniera che tutto fosse salvo: l'onore, la dignit
I tosatori di monete, che con tante leggi sono minacciati, e, qualunque volta incappano e sono scoperti, pagano il vile, benché non picciol loro guadagno con la vita e con l'onore, non perciò restano di praticare l'indegno esercizio, levando dagli ori, non meno che dagli argenti, quella quantitá che credono poter rapirne senza discapito del corso abusivo di quelle.
Io signorina? chiese egli, coll'aria di un uomo che fosse cascato allora allora dalle nuvole. Voi, sì, voi. Ma sapete, signor mio, che c'è da disperarsi davvero per una donna che vi ha fatto l'onore di accettare la vostra compagnia? Oh signorina, non mi giudicate male, vi prego. Intendo l'onore che mi fate, e non dimenticherò mai la prova di fiducia che mi avete dato.
O miserabili, dove sonno e' figliuoli delle reali e dolci virtú, le quali tu debbi avere? dove è l'affocata caritá con che tu debbi ministrare? dove è l'ansietato desiderio de l'onore di me e salute de l'anime? dove è il crociato dolore che tu debbi portare di vedere il lupo infernale che ne porta le tue pecorelle?
Ciò fu la liberazione per don Gabriele. Il marchese lo tirava dal limbo come un tempo il Cristo ne aveva tirato il re Davide e compagnia. Don Gabriele credeva compromettere l'onore della casa di Tregle continuando a fare l'istrione. Guarì a vista. I napolitani lo rividero con gaudio far dare le batoste al frate dal marito geloso ed allo sbirro da Pulcinella. Don Gabriele però si dette un allievo, quando cominciò a rappresentare una parte politica. Ma quello allievo, ahimè! non aveva la divina scintilla dell'improvvisazione del maestro, i suoi tratti arguti e vivi, le sue risposte scintillanti. Don Gabriele se ne desolò dicendo: Mille miserie! l'arte morr
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