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Aggiornato: 23 giugno 2025
Sì, signora... Il marchese divenne sempre più burbero, e la signora peggiorava tutti i giorni. Una notte vennero a chiamarmi; corsi da lei, e fui spaventata dallo stato in cui la trovai. Qual cambiamento! Mi guardò in modo da muovere a compassione i sassi. Mi pregò di chiamar il marchese, che non si era fatto vedere per tutto il giorno, avendo cose segrete da comunicargli. Venne; parve afflittissimo di vederla così malata, e parlò poco. La mia padrona gli disse che si sentiva moribonda, e desiderava parlargli senza testimoni; io uscii, e non mi dimenticherò mai l'occhiata che mi lanciò in quel momento. Allorchè rientrai, dissi al padrone di mandar a chiamare un medico, immaginando che il dolore gl'impedisse di pensarvi; la signora rispose ch'era troppo tardi: ma egli pareva non crederle, e riguardare la sua malattia come leggera. Di lì a poco cadde in terribili convulsioni; urlava orrendamente. Il marchese fece partire un uomo a cavallo per cercar il medico. Io restai presso la marchesa, procurando di sollevarla. In un intervallo molto doloroso mandò a cercar di nuovo il padrone: egli venne, ed io voleva ritirarmi, ma ella desiderò che non m'allontanassi. Oh! io non mi scorderò mai quella scena. Il marchese perdeva quasi la ragione; ma la signora gli parlava con tanta bont
«Celeste dote è negli umani la corrispondenza d'amorosi affetti», dice Foscolo, che segue le anime elette, sacerdotesse dell'amore celeste sino oltre tomba. L'occhiata d'un perverso che vi fa l'effetto di una punta di stile, sar
Signori disse il dottorone appendendosi il tovagliolo sotto il mento vi invito al maggiore raccoglimento, ad una concentrazione religiosa davanti a questa tavola imbandita con ogni ben di Dio. Mangiate, o signori; la mensa è l'unico vero. Toniolo, a capo tavola, sorrise, volgendo i begli occhi di velluto alla timida sposina che non osava contraccambiargli l'occhiata.
Egli dovette sentire l'occhiata intensamente cruda di Folco: si volse quasi infastidito, fissando il giovane con faccia di maraviglia; poi tornò alle pelliccie e alle stole, e riprese a curarle, soffiandovi dentro. Folco si allontanò. Oltre tutto, poi, quanto poteva guadagnare quell'Albèri Carlo con la botteguccia di pelli da gatto?
La mattina, tutti in casa si alzavano per tempo; la gente di servizio al canto del gallo, perchè il pane lo s'impastava in casa, perchè c'erano i pavimenti da scopare, le masserizie da ripulire, le stoviglie da rigovernare, e via discorrendo; il signor Amedeo, padre, una mezz'ora dopo, per uscire sui campi, a dar l'occhiata del padrone ai mezzadri; la signora Caterina, madre, subito dopo il marito, per sopraintendere alle faccende di casa, ma anzitutto per farlo star su, lui, il dormiglione, che tra una chiamata e l'altra di quella santa donna trovava ancora il modo di schiacciare il sonnellin dell'oro.
Ma la principessa avea posto nella sua occhiata, come sapeva, molte e varie espressioni: fra le altre avea saputo significarvi ch'ella ben si ricordava del modo ond'avea sorpreso Cristina e il guardacaccia in un salotto del castello. Perchè il guardacaccia si trovasse lì, dava ad intendere l'occhiata della principessa, non era un mistero per lei.
Giunto alla porta di san Biagio, varcò il ponte levatoio gittato sul torrente dell'Aquila, ed entrò sotto l'androne, dov'era scolpito in marmo il carretto, tirato da due leoni aggiogati, con suvvi lo scudo listato a fascie diagonali d'argento in campo rosso. Per la prima volta, guardando quella insegna de' suoi signori, l'occhiata fu torva.
Faccio, o non faccio? chiese egli perplesso a sè medesimo. La tentazione c'era; l'occhiata sospettosa in giro l'aveva gi
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