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Aggiornato: 7 giugno 2025
L'Anna Bolena, che era stata cantata a Firenze dalla Ungher, in quei giorni era interpretata al Teatro Alfieri dalla signora Brighenti e da altri bravi artisti, che l'impresario Giuseppe Feroci aveva condotto nella capitale dopo aver fatto con essi la stagione di primavera al Teatro Petrarca di Arezzo.
«Non istetti a riflettere un istante di più. Feci entrare l'impresario. Firmai la scrittura, e gli promisi d'essere pronta a partire fra dieci giorni. « Se potessi ancora appassionarmi di qualche cosa! Dare uno scopo alla mia vita! «Non fu un'idea fuggevole, un pretesto a cui mi fossi aggrappata per allontanarmi da quella casa piena di dolorosi, di strazianti ricordi.
Ah, così va bene! disse la ingenua Fräulein. E Bemolle le pestò un piede. ... Che cos'è questa clausola dei tre anni? chiese Bemolle. «Que diable!» disse l'impresario. Credete forse ch'io voglia far tutta la fatica di lanciarla, perchè voi, dopo sei mesi, me la portiate via? E io posso restare a succhiarmi le dita? Che grossolano personaggio! disse Fräulein in tedesco.
Ecco, balbettò sulle prime confusa, impacciata, ma poi animandosi e parlandone con grande precipitazione: Ecco le... le quindicimila lire... per levare il sequestro, Colla vendita della tua roba, avremo tanto da fare il viaggio e da vivere finchè arriveremo sulla piazza: in America, vedrai, se l'impresario vorr
Visti i primi vasetti, l'impresario, con gli occhi sfavillanti di gioia, gridò agli operai che si erano affollati attorno a Cardello: Via tutti, al lavoro! Laggiù! Palpava i vasetti, li ripuliva col fazzoletto dal terriccio che vi si era appiccicato attorno, e diceva a Cardello: Su, pòrtali a casa, involtati in questo giornale, e torna sùbito. No, aspetta. Solleviamo questa lastra.
La politica, il giornale, le banche, le ferrovie; e correre in cerca di quattrini; e una cambiale da rinnovare, un'altra da non pagare, e un'altra da scontare; e il ministero da sostenere e l'impresario da difendere e il discorso di un onorevole, e tutto ciò con un duello per aria, un protesto in casa, e i vizietti da soddisfare: ecco la sua vita, giorno per giorno.
Alla fine d'ogni concerto l'impresario usciva con loro dalla sala degli artisti. L'impresario portava in braccio Anne-Marie attraverso le folle plaudenti. L'impresario portava i fiori e il violino. L'impresario saliva in carrozza con loro, e dalla finestra era lui che faceva colla mano cenno d'addio alla gente, quando Anne-Marie era troppo stanca per affacciarsi.
«Giunsi a Reggio a tarda sera. La mattina seguente, appena alzata, mandai a prevenire l'impresario del mio arrivo. Alle undici egli arrivava da me. Dovevo andar in iscena fra sei giorni. Concertammo tutto per le prove al pianoforte e le prove d'orchestra, ed a misura ch'egli mi fissava le ore che dovevo consacrare al teatro, io compulsavo quante me ne rimarrebbero da dedicare a Max.
«Quella sera condusse seco l'impresario del Carcano che era a Torino, me lo presentò, e risparmiandomi viaggi inutili, incertezze d'ogni maniera, e sopratutto le presentazioni umilianti alle agenzie teatrali, mi procurò una scrittura assai conveniente per una esordiente. «Tutto codesto, lo vedete, Massimo, è prova d'un nobile cuore; ed io me gli sento legata per la vita.
Finito lo spettacolo l'impresario se n'andava, camminando in mezzo alle strade, sempre dentro al suo teatro. Qua e l
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