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E due anni appresso Ismaìl reso ancor più potente per felici imprese, e nemico a Bajezid per la diversit

Ismail Sophi soldam, che Dio fazi el suo regno eterno: al soldam de' Venitiani grande amicho nostro, che Dio fazi el so dominio perpetuo. Le lingue non potriano exprimer, penna potria scriver, intelletto potria comprender lo amor che vi portemo. Havemo gran sete e gran desiderio de veder la signoril persona vostra, speremo nella misericordia de Dio, e in quello che apre e serra il tutto, che presto se vederemo e saremo boni amici. Ve avisemo che havemo conquist

Il primo dei quali fu Ismail Gioneid che seguendo la legge di Alì et per questa cagione perseguitato dai Turchi fuggì in queste regioni nella citt

Io Giacomo Nores fui presente alla consignation come sopra. Io Ismail zulfatino, testimonio della detta ricevuta. Io Codis armeno, testimonio come sopra. L'inventario descrive partitamente vari oggetti di vestiario, bacili, rasoi, spille, ventagli, pugnali, coltelli, forbici ed altri ferri, carta, luci di cristallo con e senza foglia, e nove quadri ad olio così indicati: Un presepio. Una Madonna.

I dispacci dei baili a Costantinopoli riportati dal Sanudo, e quattro relazioni che in quei preziosi diarii sono pure conservate inedite, fanno di ciò piena testimonianza. La prima è una deposizione del nunzio Dell'Asta fatta alla signoria nel dicembre 1501, intorno al nuovo profeta Ismaìl ; la seconda una relazione 7 settembre 1502 del luogotenente di Cipro Nicolò Priuli, sui progressi del sufì e della sua setta ; la terza una deposizione fatta nell'ottobre 1503 intorno ai successi persiani, da un Moriati di Erzerum spedito appositivamente in Tauris dai rettori di Cipro ; la quarta finalmente è una lettera di Giovanni Morosini da Damasco del 5 marzo 1507 , la quale narrando con ogni possibile esattezza le lotte del sufì contro Alidul e la Turchia, rappresentava al senato «quello essere il momento opportuno di cospirare d'accordo fra i principi cristiani e la Persia, nella santissima impresa di scacciare il Turco d'Europa». La lettera del Morosini termina col seguente ritratto dello sh

Salita la Persia ad un grado d'importanza per le vittorie di Uzunhasan, e per quelle di Ismail, che fondava la dinastia dei sufì, nella fine del secolo XV e principio del secolo XVI, il commercio dei Veneziani con quella regione si concentrò nella Siria, dacchè la conquista di Costantinopoli e la caduta dei greci imperi di Nicea e di Trebisonda avevano interdetto alla repubblica il commercio del mar Nero.

Il senato ricevette il primo annunzio di questa intenzione del sufì dal console a Damasco Contarini, con dispaccio 4 marzo 1508 ; quindi nel settembre dello stesso anno il provveditore di Napoli di Romania scrisse ai capi del Consiglio dei Dieci, che di notte secretamente erasi a lui presentato un messo del sufì della Persia «per pregarlo di informare il veneto senato che il suo re era amico dei cristiani, veniva a rovina del Turco, voleva bene a san Marco et alla signorìa, ed aveva fatto penetrare il suo esercito nell'Anatolia ». Finalmente colla nave di ser Francesco Malipiero arrivarono a Venezia due oratori, uno persiano ed uno caramano, con lettera di Ismaìl tradotta dal console Pietro Zeno, la quale, accreditando i suoi ambasciatori, esprimeva la buona amicizia che il re persiano portava alla repubblica, ed il suo desiderio di stringerla maggiormente e più efficacemente . Accolti essi cortesemente dal senato, furono a spese pubbliche alloggiati nel palazzo Barbaro a s.

Fra i codici del conte Manin in Venezia si conserva un'anonima relazione dell'impero dei Turchi e dei Persiani dell'anno 1575, nella quale sono ripetute le cause naturali e permanenti dell'avversione fra quei due imperi ; e fra i codici del cavaliere Cicogna, il trattato della guerra di Persia del 1578 presentato al senato dal bailo in Costantinopoli ser Nicolò Barbarigo, e la relazione delle turbolenze che agitarono la Persia sotto Ismaìl, scritta a quanto pare dal console veneto in Soria, Teodoro Balbi, nel 1582 .