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Aggiornato: 18 giugno 2025
Inferno · Canto XVI Gi
Pero` con ambo le braccia mi prese; e poi che tutto su mi s'ebbe al petto, rimonto` per la via onde discese. Ne' si stanco` d'avermi a se' distretto, si` men porto` sovra 'l colmo de l'arco che dal quarto al quinto argine e` tragetto. Quivi soavemente spuose il carco, soave per lo scoglio sconcio ed erto che sarebbe a le capre duro varco. Indi un altro vallon mi fu scoperto. Inferno: Canto XX
S'io tenea per vagezza in man un fiore Hor disiro tenir, un mordace angue. che 'l tosco, a' tristi par dolce liquore. Se 'l mi dispiaque versar l'altrui sangue Hor far vo' altrui morir per esser morto: Che 'l fin suo brama, quel che a torto langue. S'io cercai lieto giunger sempre in porto Hor lieto cerco giunger ne lo inferno: che a' miseri non è poco conforto.
Comincia qui la parte seconda di questa prima cantica chiamata Inferno, nella qual dissi l'autore cominciare il suo trattato. E, come che questa si potesse in diverse maniere dividere, questa sola intendo che basti per universale, cioè dividersi in tante parti, quanti canti seguitano; percioché pare che ciascun canto tratti di materia differente dagli altri.
Morire!... urlava diabolicamente il moribondo, morire! dopo avere accumulate ricchezze immense, morire!... no, non voglio morire. Vieni, vieni, inferno, tu che ho sempre invocato, tu che mi hai protetto, opponi la tua potenza; io son tuo in carne e in anima; opponi la tua potenza a quella celeste... qua quei sacchi d'oro, qua quei diamanti, qua le mie belle concubine, qua tutto; voglio portare sotterra tutto all'inferno con me. Rosina.... Rosina.... belt
Laurenziano XL. 10=, del 300, scritto a 2 colonne. Comincia il chanto primo de la prima parte, la quale si chiama inferno; nel quale capitolo fa l'autore proemio a tutta l'opera». Finito il Poema, la sottoscrizione: «Qui finisce la chonmedia di dante alleghieri di fiorenza. Finalmente il Commento: «Libro primo.
Povera Beatrice! Il cielo, che tu amavi cotanto; il cielo, consapevole dei gentili pensieri dell'anima tua; il cielo, da cui attingevi conforto negl'ineffabili dolori; il cielo, che sovente chiamavi in testimonio della rettitudine del tuo cuore; il cielo, che desiderando contemplavi come la patria libera del tuo spirito divino, adesso o ti si mostra traverso le sbarre e le graticole di ferro, o ti si toglie affatto nella guisa, che Dio vela la sua faccia ai dannati nelle pene eterne dello inferno.
che da quest'altra a piu` a piu` giu` prema lo fondo suo, infin ch'el si raggiunge ove la tirannia convien che gema. La divina giustizia di qua punge quell'Attila che fu flagello in terra e Pirro e Sesto; e in etterno munge le lagrime, che col bollor diserra, a Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo, che fecero a le strade tanta guerra>>. Poi si rivolse, e ripassossi 'l guazzo. Inferno: Canto XIII
Noi ci allegrammo, e tosto torno` in pianto, che' de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giu`, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso>>. Inferno: Canto XXVII
Appresso dicono in questo inferno essere Carone nocchiero e il fiume d'Acheronte: e per Acheronte sentono la labile e flussa condizione delle cose disiderate e la miseria di questo mondo; e per Carone intendono il tempo, il quale per vari spazi le nostre volontá e le nostre speranze d'un termine trasporta in un altro, o voglian dire che, secondo i vari tempi, varie cose che muovono gli appetiti essere al cuore trasportate.
Parola Del Giorno
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