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Inferno · Canto XXVIII Chi poria mai pur con parole sciolte dicer del sangue e de le piaghe a pieno ch’i’ ora vidi, per narrar più volte? Ogne lingua per certo verria meno per lo nostro sermone e per la mente c’hanno a tanto comprender poco seno. S’el s’aunasse ancor tutta la gente che gi

Come l'animo di lui si struggesse sotto quella lenta tortura, io non farò prova di descriverlo. Fu per soccombere delle volte assai, e fuggire; ma rimeditava il suo fallo, e gli pareva che ad espiarlo fosse scarso qualunque inferno.

Avvertirò il sere di aggiuntare due lenzuola insieme, per farne un sacco capace a contenere li danari a conto. Extra jocum: parente del diavolo ha da essere, tanto egli è nero; e sento dire che il diavolo sia più ricco di Papa Sisto, che mise dieci milioni di oro in castello . E se pagasse con una cambiale sopra lo inferno, toccherebbe a Tegolino andarla a riscuotere.

Noi ci allegrammo, e tosto torno` in pianto, che' de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giu`, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso>>. Inferno: Canto XXVII

E non è da credere che attualmente l'autore in inferno andasse, o che questo fiume o questo nocchiere e l'altre cose, che qui e altrove si pongono, vi sieno; ma conviensi a' nostri ingegni in questa maniera parlare, accioché essi con minore difficultá possano dalle cose attualmente discritte comprendere le spirituali, le quali per opera d'immaginazione o di meditazione s'intendono.

La casa mia m'era cara per colei che ci abitava meco; ma, poiché con quella non lece piú, torrò da me stesso un perpetuo essiglio per non tornarci piú mai. Mi sarebbe la casa un vivo inferno, un perpetuo incendio ardente. O Idio, che insopportabil dolore è quel ch'io sento, o qual miseria è che pareggi la mia? o che gran meraviglia è ch'io viva!

E risponde qui l'autore ad una tacita quistione. Potrebbe alcun dire: Come déi tu, che se' cristiano, credere che Iddio fosse piú liberale ad un pagano di lasciarlo andare vivo in inferno, che a te?

che se tu a ragion di lui ti piangi, sappiendo chi voi siete e la sua pecca, nel mondo suso ancora io te ne cangi, se quella con ch'io parlo non si secca>>. Inferno: Canto XXXIII La bocca sollevo` dal fiero pasto quel peccator, forbendola a'capelli del capo ch'elli avea di retro guasto.

Apre finalmente gli occhi, e vede la camera in fiamme: balza atterrito sopra il letto, ed ecco in mezzo a cotesto fuoco comparirgli diversi sembianti in attitudini disperate, che urlavano in modo da intronare il cervello: Allo inferno! allo inferno!

¹ Forsitan vestigia Dei comprehendes?.... Excelsior est coelo: et quid facies profundior inferno; et unde agnosces?