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Aggiornato: 21 maggio 2025


V'è Francesco Gonzaga, abandona le sue vestigie il figlio Federico; ed ha il cognato e il genero vicino, quel di Ferrara, e quel duca d'Urbino. 50 De l'un di questi il figlio Guidobaldo non vuol che 'l padre o ch'altri a dietro il metta. Con Otobon dal Flisco, Sinibaldo caccia la fera, e van di pari in fretta.

Adesso il Borgia accenna alle Marche, alla Toscana tutta, a Bologna, a Urbino, e a Piombino. Da prima si volta contro Giovanni Bentivoglio, e lo vinceva, se non lo impediva Luigi XII a cui era cotesto signore raccomandato; non potendo cavarne tutto il vestimento, il Borgia per allora si contentò del mantello; volle Castel bolognese, e 1000 ducati all'anno, con 100 uomini d'arme e 2000 fanti pagati; poi minaccia Toscana, e ne corre le terre; pretesto allo assalto la licenza data al Rinuccio da Marciano che passò con la sua compagnia al servizio del Bentivoglio; Firenze con Pistola ribellata, il contado in ruina, strema di forze a cagione della guerra pisana poco schermo poteva fare se il Borgia chiamato a Napoli non avesse dovuto lasciarla stare pel momento; in passando assediò Piombino, il quale resistendo oltre il presagio, fu espugnato più tardi dai suoi luogotenenti. Reduce da Napoli, macchina la usurpazione del ducato di Urbino retto da Guidobaldo che per cotesti tempi fu una coppa di oro di principe, e lo sarebbe anco ai nostri per bont

Gli assalti degli assedianti, guidati dal duca Guidobaldo di Urbino e dal figlio del papa, Giovanni di Gandia, furon respinti. Altri Orsini recarono soccorso e l'esercito papale soffrì nel gennaio 1497 una sanguinosa sconfitta presso Soriano. Il papa dovette concludere la pace e gli Orsini rimasero signori di Bracciano e di tutti gli altri possedimenti patrimoniali.

Alla casa d'Este non ci era maniera di cortesia ch'ei non usasse; nel suo incoronamento commise al duca Alfonso portasse il gonfalone della Chiesa; ora però noi sappiamo se coteste mostre avessero virtù di trattenerlo dalle insidie nel fine di creare uno stato ai suoi dove gli tornasse più destro: a questo duca invece di restituire Reggio usurpatogli dalla Chiesa, gli piglia Modena cui prima ribella a Massimiliano imperatore, e poi gliela compra per quarantamila ducati; e non basta, perchè non contento di levargli lo stato si adopra torre al duca Alfonso col veleno la vita; più tardi negoziando con Francesco I a Viterbo l'ebbe a restituire, ma in compenso volle, che gli fosse concesso manomettere il duca di Urbino, e questo gli consentì Francesco, secondo il costume dei Francesi, soliti a procurarsi lucro ovvero ad evitare danno alle spalle degli amici; però Lione comecchè avesse ottenuto licenza di stiantare il duca di Urbino se ne trattenne, e ciò perchè (la storia volenterosa lo attesta) Giuliano, il quale nella sventura ebbe fidato esilo nella corte di Guidobaldo di Urbino, non consentì si recasse ingiuria al suo successore: ma egli immaturo periva, insegnamento solenne pel vicario di Cristo a non porre il suo cuore qui dove la tignola rode; invano però che la libidine di averi riardeva nel petto al pontefice vie più. Ora si pubblica il monitorio contro Francescomaria duca di Urbino dove s'incolpa micidiale del cardinale di Pavia, ed era vero, che lo ammazzò alla sprovvista di uno stocco nel petto, dello assalto dato alle milizie pontificie e spagnuole dopo la battaglia di Ravenna, e del rifiuto di unirsi con la gente di Lorenzo dei Medici contro Francesco I. Francescomaria inetto alla difesa scansavasi a Mantova; indi a poco conchiuse tra Francia, Austria, Chiesa, Spagna, e Venezia la pace. Francescomaria si propone a mo' di condottiero di ventura ai soldati dimessi e con essi osteggia il Papa, e ripiglia il suo; ne segue una guerra varia dove Lorenzo tale riceve un picchio nel capo allo assedio di castello Mondolfo, che lo reputano morto. Firenze ne mena baldoria, dopo quaranta ricomparisce Lorenzo che fa scontare con lacrime di sangue ai Fiorentini la intempestiva allegrezza. Il duca di Urbino condusse cotesta guerra da ardito non meno che da prudente capitano, minacciò Siena e Perugia, invase la Marca di Ancona, e la Toscana, e se non avesse avuto a combattere altro che armi e' pare, che aria potuto vincere, ma il tradimento non potè; il Papa tentò farlo avvelenare, qui riuscendo gli contamina i soldati rapaci, e traditori. Maldonato, Suares, con due altri capitani spagnuoli si obbligano consegnare vivo o morto il duca al cardinale di Bibbiena; senonchè il duca, preso fumo della trama, audace e franco gli accusa davanti ai soldati invocando l'antico onore spagnuolo; gli va bene il tiro che gli Spagnuoli accesi e adulati per gl'impiccano; tuttavia il duca, considerando che con cotesti arnesi non vi era a fare a fidanza, parendogli prudente esporli al cimento della seconda prova, molto più che erano creditori di ben 100 mila fiorini di paghe, egli sapeva, per soddisfarli, a qual santo votarsi, piegò agli accordi col Papa abbandonando per la seconda volta il ducato, che venne tosto conferito a Lorenzo. Quantunque l'animo di Lione fosse fallace peggio del mare in bonaccia pure non mancò chi ebbe cuore per domandargli onde tanta ira contro Francescomaria della Rovere, al quale egli celando la vera, o almeno la più prossima, palesò la causa più remota, ed era: «corrergli l'obbligo di punirlo della sua contumacia, imperciocchè dalla pazienza del principe ogni barone avrebbe baldanza a contradiarlo; potente avere trovato la Chiesa, e potente volerla lasciareNella storia davvero percuote la mente la strana persistenza dei casi umani, che sembrano ostinarsi a torre, e a dare questo ducato ora ai Medici, ora ai Della Rovere finchè dopo avere una di coteste famiglie inghiottita l'altra vengono ambedue sommerse dalla morte. Lorenzo anch'egli dopo avere affaticato la mente dello zio Papa per farlo principe grande; e dopo essere riuscito a farlo entrare nella casa di Francia, in virtù del matrimonio con Maddalena della Tour, manca alla cupa ambizione di casa sua morendo della turpe infermit

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