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Il sindaco, pietrificato, mi guatava con pupille stupide, e io leggevo sulla sua fisonomia: Codesto originale forse si pose in capo di soffocare la rivolta con un sergente, con una pistola, con una moglie! Ma non osò fiatare a cagione del mio muso duro.

Mentr'egli parlava, la donna s'era levata dalle ginocchia di lui, e guatava la villa piena d'ombra. Dov'è la sua finestra? interrogò il Lascaris, ritto alle spalle d'Emilia. La finestra di mezzo è la sua finestra, mormorò Emilia, immobile. Senti che silenzio?... Dorme.... Non la sveglieremo.... Suvvia, anima, non rifiutare! Ma non capisci? esclamo Emilia, volgendosi a guardarlo.

24 Ad ogni piccol moto ch'egli udiva, sperando che fosse ella, il capo alzava: sentir credeasi, e spesso non sentiva; poi del suo errore accorto sospirava. Talvolta uscia del letto e l'uscio apriva, guatava fuori, e nulla vi trovava: e maledì ben mille volte l'ora che facea al trapassar tanta dimora.

Sprofondato nella sua poltrona, certe volte, la fissava torvo, la guatava cogli occhi pieni di rancori e di astio, eppure.... eppure non poteva vivere senza di lei, e dopo i dispetti, le collere, le rivolte, aveva sommissioni vergognose, e supplicava, implorava la sua "stella" piangendo come un fanciullo!...

Lui?... Arrigo?! con sorda voce ripetè il padre di Zelmira. Lui? chiese Pierio, che incerto e concitato guatava con raccapriccio il sinistro aspetto di Bizco e mirava con ansiet

Il Sangonetto, come i lettori possono figurarsi, guatava con occhio smarrito ora il Picchiasodo ora Giovanni di Trezzo, e ansimava, sudava freddo e tremava; sopratutto tremava e gli battevano i denti, e gli si piegavano le ginocchia. I soldati, più assai che tenerlo stretto nelle ugne, dovevano reggerlo sotto le ascelle, che non avesse a cascare da senno, come un batuffolo di stracci.

La Gilda, pallida, scarmigliata, noncurante di loro, stava acchiocciolata presso un cadavere. Invano la chiamarono per nome, la scossero, la incalzarono colle dimande; li guatava attonita, senza risponder parola; componeva le labbra ad un riso melenso; indi tornava a guardare il cadavere.

Da certe mie considerazioni, le quali giudicherete da per voi. Ascoltatemi. Sono oramai parecchi giorni che il Vitali sta più contegnoso del solito, e, cosa strana, non si fa più pregar tanto, quando si tratta di mandar giù qualche cucchiaiata della vostra emulsione. Anzi, per dirvela schietta, ogni qual volta io gli consiglio di bere, si affretta a prendere, non una, ma due dosi (scusate se non vi so parlare con le frasi dell'arte) e di sovente me ne domanda una terza. Ora, questo fare mi ha dato nel naso, e ier l'altro appunto ho voluto indagarne la cagione, se mi fosse dato trovarla. Avevo l'aria di uno sbadato, e guardavo, dondolando la testa, gli affreschi del soffitto; ma con la coda degli occhi stavo attento all'infermo. Vorreste crederlo? Quel manigoldo mi guatava con que' suoi occhietti di cinghiale, e pareva farsi le beffe del fatto mio. Oh, qui c'è del buio, dissi tra me, e bisogner

si curava di freddo o di fame, per le servite, o di piogge o di venti, ed ogni stravaganza sofferiva, anzi lodava, anzi pur benediva. Spesso con esse alla lor tavoletta si ritrovava e mai non stava fermo. Or tien lo specchio, or fiorellin rassetta, e le guatava che pareva infermo. E poi diceva piano: Oh benedetta! oh occhi! oh bocca! omè, non ho piú schermo, so dir ch'io ardo sin nella midolla.