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Aggiornato: 20 giugno 2025


Piacque al giovine Manzoni la gloria del suo maestro, ed è ben chiaro dal fine del saluto del nostro mirabile giovinetto al Monti, ch'egli sperava gi

Almeno dicessero: nessuno dovrebbe amarla! E allora perchè è lei più dolce che non possa essere acerba qualunque pena, perchè ha un cuore fatto di passione, perchè sento io che sono in lei, solo per lei è la gloria e la potenza della mia vita, è la pace in cui sempre mi riposerò di qualunque dolore?

E spesso son le note sue interrotte, per l'irrompere Dei singulti saprebbe una ragione... Pur piange spesso quando vien la notte, Poi lo rinfranca ancor la visïone Piena di gloria D'un avvenir purissimo e ridente, E sente che uscir

Il sacerdote che ha somministrato l'estrema unzione all'Imperatore, alza le braccia e dice: Sic transit gloria mundi!

E in questa vita gli ho posti a temptare molestando le mie creature; non perché le mie creature siano vente, ma perché esse vencano e ricevano da me la gloria della victoria, provando in loro le virtú.

Da le nevate cime Di quest'alpe famosa io ti saluto, Di gloria e di dolor magion sublime! Ti veggio alfin! Qual suole Nocchier che lungamente erra perduto Per l'irata del mare onda funesta, Se da lontan vede la terra e il sole, Crede a speranza il petto, Tale al tuo primo aspetto Dice il mio cor: la nostra patria è questa!

Mario ne lo volle spogliare. Silla coll'esercito che stava raccogliendo, ebbe la mala gloria di esser primo tra tanti faziosi che marciasse sulla patria. Ebbela, e fecene cacciare e proscrivere Mario e gli altri capipopolo. Quindi riordinati a suo modo e pro il senato e i magistrati, partí per Grecia.

Ma queste che invece io guardavo, non eran forse le cortigiane sacre delle canzoni primordiali, quelle che le religioni d’Oriente custodiron nei templi scintillanti, quelle che Atene illuminò di gloria nell’apogeo del suo secolo d’oro ed Efeso fece brillare da lungi agli erranti navigatori, ed Alessandria, folle di sapienza, inghirlandò negli immortali conviti, quelle che Roma offerse alla genuflessione de’ suoi Cesari e l’Impero cadente circonfuse di più alto miracolo, quando, nella fatale Bisanzio, gi

perciò quel guerrier sua gloria accresca che d'esser stato il perditor dimostra: così, per quel ch'io me ne sappia, stimo, quando a lasciare il campo è stato primo.

Da quel giorno, il nostro eroe cominciò a passeggiare pettoruto per le vie di Torino, assaporando la gloria di esser mostrato a dito dai venticinque o trenta sfaccendati, che hanno in prima mano e mettono in giro le notizie spicciole della cronaca cittadina.

Parola Del Giorno

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