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Aggiornato: 6 giugno 2025
Il vedersi ogni mattina, l'uno giù e l'altro su, aveva recato una certa dimestichezza tra Guido e il giardiniere. L'uno signore, l'altro bracciante, s'erano indovinati i medesimi affetti nelle medesime occupazioni; ma non avevano impreso ancora a discorrere insieme.
E siccome il Grigio non era lì per protestare, la calunnia ebbe corso. Mascalzone d'un Grigio! proseguì il giardiniere, se lo colgo, n'ha a toccare una serqua! Oh no; povera bestia! disse Laurenti, che non voleva far bastonare un innocente, quantunque gli giovasse lasciarlo accusare. Esso ha operato a fin di bene per ammazzarci i topi, e non gli s'ha a dare un castigo.
Il giardiniere diventava, issofatto, un gran personaggio, e per accontarsi ragionevolmente con esso lui, ci voleva proprio una diplomazia di quella più fine, una diplomazia da Talleyrand, e da Metternich. Ci pensò una notte e un giorno; finalmente ebbe trovato lo spediente.
Quando finalmente giunse davvero, fu ben altra cosa; era un minuto in cui meno se l'aspettava, quando a un tratto udì la sua voce; egli parlava col giardiniere, entrando. Impallidì e un tremito l'assalse, volle moversi, ma restò paralizzata sulla sedia. Egli entrò ed ella non seppe che stendere le mani, poichè le parole non venivano.... Fu uno di quei momenti che compensano di molti dolori.
Pietro, a quel nome "Evelina" buttato lì così, distrattamente, si turbò: quel ridere di Nora gli sembrò sguaiato. Intanto erano giunti presso il cancello: ma lo trovarono chiuso. Nora, subito, si arrabbiò e pestò i piedini con furia: È un gran stupido quel giardiniere! Stupido! Stupido! Passò dal viale in mezzo al giardino, guardò verso la villa, se c'era qualcuno Nessuno!
Però, quando fu alzato, vide che il servitore aveva fatto egli stesso il giardiniere, e maneggiato l'inaffiatoio per lui; cosa che non era accaduta tre volte in un anno.
Le dame del suo paese gli avevano mostrato il sesso, ma non gli avevano rivelato la donna. Restò dunque abbagliato, quasi stupidito, quando nei saloni di Parigi, si trovò faccia a faccia con quell'irradiamento formidabile. I suoi vantaggi fisici gli appianavano la via: il fiore tendeva il collo al giardiniere per essere colto!
Come risplendono, lunghe, lunghe! Bisogna salire, salire, salire ancora! Voglio vederle bene, vicino, vicino, sempre più vicino! Per sentire il loro rumore! Devono fare un delizioso rumore d'acqua nell'accarezzare quel nuvolone a destra. Oh! che brutto nuvolone! Sembra il fantoccio di stoppa di Peppino il figlio del giardiniere!
In queste ed altre faccende giunse la sera. Tornandosene a casa, trovò il giardiniere della signora Argellani, che lo aspettava sull'uscio. Buon giorno, ed anzi buona sera a Vossignoria! disse il Giacomo levandosi il cappello. Oh, Giacomo, rispose Laurenti, facendo uno sforzo grandissimo per sorridergli che buon vento vi mena quassù? Buono? Chi sa? Vossignoria ne fa di belle, in fede mia!
Guidato dal giardiniere, Laurenti entrò in quel sancta sanctorum, pur dianzi inaccessibile, di tutte le sue quotidiane adorazioni. La prima persona che incontrò, fu un'adiposa femmina, dalla faccia bitorzoluta con qualche pelo sul mento e gli occhi mezzo chiusi da palpebre carnose, la quale ei riconobbe, senza averle parlato mai, per la signora Tonna, la governante di casa.
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