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Aggiornato: 23 giugno 2025


E perchè circa il 1242 Guidaloste Vergiolesi vescovo di Pistoia investì i parenti suoi di molti feudi spettanti alla mensa vescovile, fra i quali i castelli di Piteccio e della Sambuca, fu deliberato che, «ai Bianchi e Ghibellini si lasci il castello di Piteccio e quello della Sambuca, chè, come di lor pertinenza, uscendo subitamente dalla citt

Appoggiandosi al nuovo re de' romani, fece a Carlo deporre i titoli e le potenze di senator di Roma, e di vicario imperiale in Toscana; e pacificò quindi questa e Romagna, facendo ripatriar i ghibellini.

Fu gran trionfo a' bolognesi, i quali mostrano oggi ancora il luogo dove trassero e tennero il giovane in pomposa prigionia per venti e piú anni, finché morí. All'incontro, prosperavano i ghibellini sull'Adige e la Brenta; vi prosperava e inferociva peggio che mai Ezzelino tiranno.

E risollevatasi la lega lombarda e guelfa, e non bastando contra essa Ezzelino III, capo de' ghibellini, ridiscese Federigo per Verona, e prese Vicenza, mentre Ezzelino prendeva Padova; e risalí quindi a Germania. Ridiscese per la terza volta piú forte, e diede allora a Cortenuova una gran rotta a' milanesi. perciò osò assalir Milano.

Prevalso il partito guelfo per opera de’ Fiorentini; e i Geremei e i Guelfi tutti volendo prendere la rivincita sulle sconfitte che ebber sofferto da’ Lambertazzi e consorti capitanati dal celebre conte di Montefeltro; faceva aspra vendetta su i Ghibellini con incendi ed esili. Messer Lotteringo che era di questo partito, veduta la mala parata, e preso poi da smodata ambizione, lasciò a tempo la propria parte e s’acconciò coi curiali del cardinale. Il Pelagrua, considerato com’egli fosse nobile e ricco e pronto d’ingegno e della parola, molto volentieri l’accolse fra’ suoi; e subito, come a trionfo sull’avverso partito, lo inviava ora al caporal del medesimo, in qualit

In Milano, dove, cacciati i Torriani da parecchi anni, avean signoreggiato i Visconti pendenti a ghibellini, erano stati cacciati questi fin dal 1302; e ne era seguíta una lega guelfa di molte cittá, lega non piú di nazionali contra stranieri, ma nazionali contra nazionali, caricatura anche questa di bei fatti antichi.

Ruppesi intanto la guerra fra Ghibellini e Guelfi, e il papa, scomunicato Matteo Visconti, mandò l'esercito a sostenere gli anatemi, tanto che Matteo, atterritone, rinunziò il potere a Galeazzo suo figliuolo; e datosi a vita devota, morì poi nella canonica di Crescenzago. Allora Galeazzo spinse vivamente le ostilit

Quindi volendo rinforzarsi in Toscana v'aiutava i ghibellini, i fuorusciti di Firenze. L'anno appresso è quello della caduta dell'imperio latino in Costantinopoli; dove si rinnovava il greco, e si fondava, in odio a' veneziani, la colonia di Galata da' genovesi rivaleggianti.

Intanto, a misura che s’appressavano ad esse, la detestata insegna de’ Ghibellini dalla nera aquila, che era infitta sulla gran torre della prossima porta di Ripalta, agitata dal vento si spiegava loro dinanzi.

Ad ogni modo, in mancanza d'altri, i ghibellini si gettarono in braccio a uno strano capo, Giovanni re di Boemia figliuolo di Arrigo VII, un bel giovane tutto zelante per l'imperatore, per il papa, per la pace, per qualunque impresa, vero cavaliere di ventura, precursor de' condottieri, quasi giá condottiero.

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