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Sui duri ciottoli della contrada camminava con un passo di gatta, lungo il muro, trasognata, senza guardare alcuno. Se una voce la chiamava, ella si fermava di scatto, senza rispondere.

«Imputar le si puote un error solo: Mangiarmi dall'armario un raveggiolo». COTTA, Canzone in morte della Gatta. Questa mania di giudicare, e fare con le proprie mani giustizia, e non gi

Ma l'uomo che tu le vuoi dare, le piace? «Via! rispose l'altro tentennando un tantino; diciam gatta alla gatta, pare che no. «O allora, che vuoi? Farle forza? È tanto giovane, e non v'ha da temere che ti rimanga in casa zitella. E colui del partito, non può aspettare? «Che aspettare! Questo partito mi fa come la palla; mi balza in mano e se non le do mio danno!

Sgraffia la gatta, rispose il birro simulando allegria; e Beatrice allora, senza sdegno, alteramente parlò: Persone infami non hanno diritto di mettere le mani addosso a gentildonna romana: mi chiamo pronta a seguitarvi dove comanda monsignore Taverna; ma voi procurate starvi lontani da me.

SQUADRA. Oh come fate bene! dite: Innanzi innanzi! e vi fate indietro indietro! TRASILOGO. Sciagurato, fo come il castrone che si fa indietro per ferir con maggior impeto dinanzi. Ah capitano, innanzi innanzi! SQUADRA. Padrone, sento piú di mille uomini che calano con arme.... No no, è stata una gatta. TRASILOGO. Facciamo una bella ritirata, che non è men bella che un forte assalto.

"Amare i gatti, io!" sclamò con voce acuta e rabbiosa. "Amerebbe lei i gatti, se fosse me?" "Forse no," rispose Alice con voce carezzevole, "ma non si adiri, sa! Eppure io vorrei farle vedere Dina, la gatta nostra; se la vedesse ne sarebbe innamorato pazzo.

Il Picchiasodo solea dire che messer Pietro faceva come la gatta di Masino, che chiudeva gli occhi per non veder passare i sorci; e frattanto si struggeva di quella inerzia apparente.

Don Procopio è sempre il primo a sedersi al solito tavolino, tra le sette e mezzo e le otto; e mentre il Paolo accende il gas e da un'occhiata ai giornali, il prete fa un po' di tenera conversazione con Marianna, la vecchia gatta del caffè, alla quale porta tutte le sere o una crosta di formaggio, o una filaccia di carne, o lo pelli del salame, e non di raro qualche ossicino di pollo non tutto da buttar via.

Tutto si può credere,-perchè il lavoro si fa in Duomo, sulle impalcature, dove il maestro non ha più voluto vedere nessuno di noi. Gatta ci cova! sentenziò Cristofano Granacci. Intanto eccolo pittore. E che lavoro è, quello che fa, il sornione? Un San Donato che ammazza il serpente con una benedizione; rispose Tuccio di Credi. Tu l'hai veduto?

Marta vegliava a terreno, menando i ferruzzi a fare la calza, e stava tutta orecchi. Ma per tutta la notte non udì nulla mai, salvo che la gatta, la quale aggomitolata sul seggiolone della signora, faceva le sue perpetue fusa.