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Aggiornato: 31 maggio 2025


FILOCRATE. Se alcuno è al mondo che possa avere nel mio mal rimedio, penso che l'abbi tu; benché sia poco, e di parole. E poi, del resto, il male è giunto a tal ch'omai piú cosa umana non li può dar conforto. FRONESIA. Dillo, adunque; ch'io ti prometto quel che in questa vita onestamente per me si può fare in ogni cosa.

Non so se ero intronato o se 'l cervello mi vacillava o se cosí mi penso o se qualcun mel fe' veder d'incanto, la sera inanzi a ier, che una persona per una scala entrò ne la fenestra che guarda l'orto ove era Lúcia. FRONESIA. Lúcia? FILOCRATE. , Lúcia. E v'eri tu. FRONESIA. Io? FILOCRATE. . Piú forte.

FRONESIA. Se tu avessi fatto miglior cera a costui, che sai che, al fine, non ti sposasse? Parriati star bene? Poco cervello! Come ti governi, cosí ti troverai. Segui colui ch'è venuto or villano in ogni cosa dove prima fu sol di costumi! Questi, ch'è giovan, bello, ricco e nobile e cosí ti vuol ben... LÚCIA. Che ne sai tu, che ne parli cosí?

LÚCIA. Ti prometto certo che m'è uscito de la fantasia che non li son mai piú per voler bene, se vivessi mill'anni. FRONESIA. Hai da sapere che è ben gran tempo che la sua natura ho cognosciuto e forse l'avrei detto inanzi che ora; ma ti li vedeva troppo inclinata. LÚCIA. Ora, per l'avenire, forse li sarò manco. FRONESIA. Oh!

52 Giunte son quattro donne in su la spiaggia, che subito ha mandate Logistilla: la valorosa Andronica e la saggia Fronesia e l'onestissima Dicilla e Sofrosina casta, che, come aggia quivi a far più che l'altre, arde e sfavilla. L'esercito ch'al mondo è senza pare, del castello esce, e si distende al mare.

E, partitesi l'una da l'altra, Fronesia si pensa di non cercar piú Filocrate ma fare, in favor di Crisaulo, uno inganno a Lúcia. ARTEMONA. Che farai, vecchia? Vuoi dare a Crisaulo questa cattiva nuova? Io veggio certo che non si fa per te. Gliel dirò pure; ma in destro modo. E vo' veder s'io posso farlo suonar di qualche bolognino per riavermi di quella paura che m'ha fatto colei.

E, avendolo visto Fronesia da la fenestra, li va in contra, e falli un altro tradimento improviso con il quale ingannò ancora Lúcia. Per questo poi Filocrate, la sera, impazzisce.

Aimè, che torto! Lúcia, ti prego, attende a quel ch'io dico. Non mi lasciare andar cosí istasera beffato a casa, ch'io ti do mia fede che te ne pentirai. FRONESIA. Oh! co! co! Parla a una testaccia, che v'ho steso sopra un fassoletto. FILOCRATE. Aspetto ancora alquanto, se ti muove piatá. FRONESIA. Puoi aspettare. Chi nasce matto non guarisce mai. Il mal tuo non è a lune. FILOCRATE. Deh!

Che par caduta nel catin de la morca di dogana e sarebbe bastante a cento frati de l'Osservanza a condire un minuto di duo caldaie. PILASTRINO. Quel si ci intendeva. Artemona, parlando da , mostra di aver parlato a Lúcia ed aver ricevuto da lei villania; e, in questo, truova Fronesia che cercava di Filocrate.

Non gusta dolcezza sovr'ogni altra dolcezza o beatitudine chi 'l tuo mal non soffrisce. FRONESIA. Addio. Sia 'l ben tornato. E la cagione di questo ti vorria dire istasera a le tre ore: che tu ci venissi, ma bene accompagnato, perché forse, non istimando, interverrieti male. Cosí ti priego che tu sia contento e che torni istasera.

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