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Aggiornato: 24 giugno 2025
La signora Zita, vedendolo almanaccare a quel modo, come un uomo che fa conti a mezza voce, pensò che gli avesse dato volta il cervello. Signor padrone, se provasse ad andarsene a letto.... Sì, non dici male; mi leverò almeno il freddo dall'ossa. Su, vecchio arnese, compagno mio da tanti anni, che m'era parso di aver lasciato per istrada, come il serpente la scorza!
Poco più di mezz'ora ci separava dalla Querciaia ma ne impiegammo quasi il doppio a rompere una via in mezzo alla neve che il freddo intenso aveva congelata e sulla quale volavano affamati e rattristanti i pochi superstiti di una tribù di corvi.
Rientrando nella casuccia dalle muraglie scure di sassi col tettuccio di legno ella trovò il vecchio in piedi, che accendeva il fuoco. Ma che ti salta in mente adesso? Lascia, lascia egli rispose. Quei due avranno freddo. Bisogna che si riscaldino appena arrivati. Sotto la valanga devono stare maluccio, i poveri diavoli. E, in fin de' conti, sono pure nostri figli. Delirava.
La misera Luisa era venuta su stentata, rinchiusa fra quelle mefitiche mura, senz'aria, senza sole, mal nutrita, mal riparata dal freddo dell'inverno, oppressa dall'afa nei calori della state. Appena se il padre le aveva fatto imparare a leggere e scrivere, mandandola da certe monache, le quali, oltre il rosario e un ricco repertorio di giaculatorie, nulla sapevano insegnare.
Intanto la vedova di Vittore, su d'una panca nello stanzone del portinaio di quel gran palazzo, con quanta angustia un cuor materno può avere, aspettava, sperava, temeva da due lunghissime ore. Chiusa nel suo nero scialle di grossa lana, col velo sugli occhi e gli occhi a terra, la povera donna tremava, e si sentiva un freddo per le ossa, come nel fitto dell'inverno, benchè si fosse ancora al principio di settembre. Le avevano detto tanto della generosit
Compiangeva sè medesimo come uno scempio ingannato che corresse dietro a un fantasma; poi, nella paura e nell'oppressione de' pensieri, sentiva un freddo nel cuore, e temeva che questa idea fissa gli facesse un dì o l'altro perdere il lume della ragione.
De l’un dirò, però che d’amendue si dice l’un pregiando, qual ch’om prende, perch’ ad un fine fur l’opere sue. Intra Tupino e l’acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d’alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo.
Portaci a Monte di Dio disse Massimo al cocchiere. Costui, sempre sonnecchiando, domandò se doveva alzare il soffietto. Sì: fa freddo rispose secco secco Massimo.
Così adunque ebbe fine quell'altra passione di Ariberto Ariberti. Venne un mattino uggioso e freddo, sebbene fosse gi
col capo sì, ch’i’ non veggio oltre più, e fu nomato Sassol Mascheroni; se tosco se’, ben sai omai chi fu. E perché non mi metti in più sermoni, sappi ch’i’ fu’ il Camiscion de’ Pazzi; e aspetto Carlin che mi scagioni». Poscia vid’ io mille visi cagnazzi fatti per freddo; onde mi vien riprezzo, e verr
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