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Appena visto il Fioccola che lo aspettava, l'ufficiale si staccò dai compagni, e infilò via Andegari. L'altro allungò il passo, e lo raggiunse in due minuti. Fiasco. Sapristi! esclamò il tenente dei lancieri, diventando pallido. E anche lui strapazzò come un cane il povero Fioccola. Ma il compare c'era avvezzo, e invece di offendersi gli diede un consiglio da vero amico.

L'ho sempre detto, Madonna! disse il Fioccola, andandosene, e sorridendole, galantemente. L'ho sempre, detto che era troppo una bella donna, lei, per dir sempre di no! Rimasta sola, la signora Maddalena guardò e rigirò in tutti i versi la cambiale, prima di chiuderla nel portafoglio.

Quella firma, Adelino di San Marsilio, così lunga e sottile, cotor violetto, risaltava aristocraticamente sotto il grosso caratteraccio nero, scarabocchiato del signor Fioccola. Adelino di San Marsilio ripetè, battendo le sillabe nel rileggere il nome. Questi demoni sanno essere, in tutto e per tutto, diversi dagli altri!

Tutti i giorni, pare impossibile, diventa sempre più bella e sempre più cattiva! esclamò il Fioccola, dandosi un pugno sul capo con comica disperazione. Poi le fece l'occhiolino: Al caso ci sarebbe un pourboire... La signora Maddalena montò su tutte le furie e scacciò il Fioccola come un can frustato. Imparate da me; che io non faccio l'usuraia!

Il giorno dopo, la signora Maddalena, più rabbiosa, più bisbetica che mai, strapazzando tutti e più di tutti quel povero signor Daniele, mandò il Fioccola all'inferno e fece protestare la cambiale del conte Adelino di San Marsilio. Ormai erano passati vent'anni, eppure la signora Maddalena non aveva perdonato.

Tornò a ricordarsi del San Marsilio dopo un paio di settimane, quando venne il Fioccola a proporle la rinnovazione a un mese della cambiale del tenente, di quel conte piemontese. No. Come no? Almeno per quindici giorni. Sta facendo un mutuo ipotecario sopra una sua casa di Torino per cinquantamila lire: ho visto io le carte. No; regola generale: alla scadenza si paga.

Adesso lo sa: per ritirarla bisogna andare alla Banca Nazionale. Ma l'altro, invece di andarsene, posò tranquillamente il berretto sul canapè, cacciò la sciabola in mezzo alle gambe che prima allungò, poi accavallò l'una sull'altra, e fissando negli occhi la signora Trebeschi e sorridendo con galanteria, le domandò come il Fioccola, la rinnovazione ad un mese. Impossibile. Allora quindici giorni.

Se fa presto, trova sempre aperto. Pss! Il tenente, alzando la mano stretta nel guanto bianco, fece cenno di fermarsi ad una carrozzella che passava. Via Lentasio, 59, avete detto? Sissignore. E il Fioccola ripetè l'indirizzo al cocchiere che, frustata la rozza, riprese a correre verso via Manzoni, mentre il tenente si sdraiava nella carrozza, accavallando le lunghe gambe attorno alla sciabola.

Lei non si insudiciava le mani perché i suoi denari li dava al solito saggio ragionevole: non correva nessun pericolo, perché il Fioccola, in ultima analisi, avrebbe dovuto risponder lui, e quel signor tenente, quel conte senza contanti avrebbe almeno pagata cara, una volta tanto, la bella vita che menava a Milano. Si fece pregare ancora un poco, poi scontò la cambiale,

La signora Trebeschi si trovava appunto in queste ottime disposizioni d'animo verso il conte di San Marsilio, quando un giorno le capitò nel fondaco uno dei suoi soliti compari, il Fioccola, che strizzandole l'occhio le propose un buon affaretto. Diecimila lire, un mese e mezzo, per il tenente di San Marsilio.