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Aggiornato: 9 giugno 2025


45 Zerbino dimandonne, e gli fu detto che venut'era al cont'Anselmo aviso, che fra duo monti in un sentiero istretto giacea il suo figlio Pinabello ucciso. Zerbin, per non ne dar di sospetto, di ciò si finge nuovo, e abbassa il viso; ma pensa ben, che senza dubbio sia quel ch'egli trovò morto in su la via.

61 Ella si mostra tutta lieta, e finge di queste nozze aver sommo disio; e ciò che può indugiarle, a dietro spinge, non ch'ella mostri averne il cor restio. Più de l'altre s'adorna e si dipinge: Olindro al tutto par messo in oblio. Ma che sian fatte queste nozze vuole, come ne la sua patria far si suole.

La madre di Lea infatti le tende un tranello: si finge moribonda e richiama la figlia al letto di morte. Riccardo non può impedire ch'ella parta. Lea dai suoi genitori vien rinchiusa in un convento. Riccardo, per otto mesi, ne ricerca invano le tracce, e all'ultimo riceve l'atto di morte di lei. Un anno dopo egli sposava Ida, e ne aveva un figlio.

57 Tuttavolta conforta Doralice, ch'avea di pianto e gli occhi e 'l viso molle: compone e finge molte cose, e dice che per fama gran tempo ben le volle; e che la patria, e il suo regno felice che 'l nome di grandezza agli altri tolle, lasciò, non per vedere o Spagna o Francia, ma sol per contemplar sua bella guancia.

Quanti torbidi nembi austro governa L'odiosa squadra in su quei campi aduna; Stende uggia folta; e d'atra nebbia inferna Abbuia l'aura, e più che pece imbruna; S'annotta , che de la fiamma eterna De l'aureo sol luce non splende alcuna Per l'orror tetro; indi si finge Aletto Le membra e l'armi e d'Ebräin l'aspetto.

DOTTORE. Balla, salta e fa atto da pazzo. MANGONE. Filace, tienlo che non ti scappi, ché ne scapperebbe la speranza di non averne a sapere mai piú il fatto come è passato. DOTTORE. Finge il muto e il sordo. MANGONE. Dubito che da dovero non sia sordo e muto. DOTTORE. Parlagli con i cenni e con le mani, se forse t'intende. MANGONE. Appunto. Bisogna parlargli con le mani da dovero.

Hager chiede documenti all’uopo della sua missione: codici, stampe, manoscritti; ma Vella fa orecchie da mercante: e, datosi per infermo, crede giustificare il suo silenzio. Finge di ammalare dalla paura, di sputar sangue per tre giorni; prende il Viatico e si raccomanda per morto a Dio. La misura è colma!

Finge il Poeta, che durando tuttora la battaglia tra' due campioni, l'eterno Dio, «.... alme bilance ei prese Splendide d'or con infallibil mano, Et ivi dentro in un momento appese Che sperare e temer possa Ottomano; Sua colpa in giù profondamente scese eccQuanto al non potere Ottomano resistere alle armi di Amedeo, ciò vuolsi intendere con alcuna riserva: noi veggiam pure che

48 Quel ch'a Rinaldo in mille e mille imprese più non avvenne mai, quivi gli avviene; che come vede il mostro ch'all'offese se gli apparecchia, e ch'a trovar lo viene, tanta paura, quanta mai non scese in altri forse, gli entra ne le vene: ma pur l'usato ardir simula e finge, e con trepida man la spada stringe.

E tosto risovvenivasi di avere letto questi bei versi: « Il passato non è, ma ce lo pinge La dolce rimembranza, « Il futuro non è, ma ce lo finge La credula speranza « Il presente solo è, ma in un baleno Passa del nulla in seno; « Dunque la vita è appunto Una memoria, una speranza, un punto.....» , ma, del resto, abbiamo un bel dire noi filosofi.

Parola Del Giorno

s'alceste

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