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Aggiornato: 28 luglio 2025


SAMIA. Onde vengon questi denari? LIDIO maschio. Da lei. LIDIO femina. Da l'amorosa. SAMIA. Oh fortuna! Ancor non son chiara. Ditemi: chi è l'amorosa? LIDIO maschio. Fulvia. LIDIO femina. Fulvia. SAMIA. Chi è il suo caro amante? LIDIO maschio. Io. LIDIO femina. Io. LIDIO maschio. Chi? tu? LIDIO femina. Io, . LIDIO maschio. Anzi, io. SAMIA. Uh! uh! uh! In malora! che cosa è questa? Saldi!

Misera a me! ché, da uno lato, ho il precipizio; da l'altro, e' lupi. FANNIO. Non te disperare, ché forse e' cieli non te abbandoneranno. A me par che si segua el parer tuo di non te lassar trovare oggi da Perillo; e lo andare da colei viene a proposito; e io li panni da donna, per vestirti, ho in ordine. Chi scampa d'un punto ne schiva mille. LIDIO femina. Ogni cosa farò. Ma dove è quel Ruffo?

Con gran ragione Amor si dipinge cieco perché chi ama mai il ver non vede. Costei è per amor accecata ch'ella s'avvisa che uno spirito possa fare una persona femina e maschio a posta sua: come se altro fare non bisognasse che tagliare la radice de l'uomo e farvi un fesso, e cosí formare una donna; e ricucire la bocca da basso e appiccare un bischero, e cosí fare un maschio.

108 A quella vecchia che l'odiava quanto femina odiare alcun nimico possa, nudo in mano lo dier, legato tanto, che non si scioglier

Venne il tempo del parto, e le successe ogni cosa come desiderava; sicché Arreotimo vide in scambio di me un maschio, ed io fui mandato a battezzare, e di Cintia che si dovea, Cintio mi si pose nome. Fu tal poi la sua accortezza che non lo fe' accorger mai ch'io fussi femina, fidandosi solo d'una mia balia.

SAMIA. La padrona mia ti prega che tu voglia amarla come lei fa te e, quando ti piaccia, venire da lei. LIDIO femina. Non intendo. Chi è la padrona tua? SAMIA. Eh! Lidio, tu vuoi straziarmi, ? LIDIO femina. Straziar vuoi tu me. SAMIA. Laudato sia Dio poi che tu non sai chi è Fulvia me conosci. Orsú! ! Che vuo' tu che io le dica? LIDIO femina.

88 ch'ogni sua stanza avea piena di velli di lin, di seta, di coton, di lana, tinti in vari colori e brutti e belli. Nel primo chiostro una femina cana fila a un aspo traea da tutti quelli, come veggi

ESSANDRO. Io non son bella mi curo d'esserci, e mi contento come mi fece Iddio. NEPITA. Se tu ti contentassi come ti fece Dio, non consumaresti tutto il giorno ad incalcinarti la faccia e a dipingerlati di magra, e col vetro o col fil torto trarti i peli del mustaccio. Or puossi dir peggio che femina barbuta? Poi hai una voce rauca, che par ch'abbi gridato alle cornacchie. Sfacciata che sei!

FESSENIO. Maraviglia non è che tu ignorantemente mi dismentichi, se anche smemoratamente te stesso non conosci. FANNIO. Parlali dolcemente. LIDIO femina. Io me stesso non conosco? FESSENIO. Messer... volsi dir, madonna, non. Se tu te riconoscessi, me ancor conosceresti. LIDIO femina. Io ben mi conosco. Chi tu te sia non ritruovo giá.

RUFFO. Or be', che vuoi fare? LIDIO femina. Ti par cosa da lassare? RUFFO. Eh! eh! eh! L'amico si risente. E ne hai bene ragione, Lidio, ché, per certo, l'è un sole. LIDIO femina. La conosco e so dove sta a punto. FANNIO. Se ne trarrá piacere. RUFFO. Ed utile.

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