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Aggiornato: 15 giugno 2025
Andiamo ora in traccia d'Aloise, che era scampato pur dianzi dalla ignominia, mercè il provvido aiuto del duca di Feira, ma non aveva smesso il fiero proposito di sottrarsi morendo alle angosce del suo amor desolato.
E perchè non gliel ha detto Lei? A quella dimanda, un tal poco impertinente, il duca di Feira si volse a mezzo per dare un'occhiata al Giuliani. Ma fu un'occhiata tranquilla, senz'ombra di sdegno.
Eccomi, ai vostri piedi, mio secondo padre! Così dicendo, Aloise si lasciò cadere su di uno sgabello presso il canapè, su cui il duca di Feira era venuto a sedersi spossato. Su quel canapè usava sedersi, su quello sgabello posare i piedi sua madre. E la madre era l
Nella sua mente era una confusione, un turbinio di pensieri; ma uno solo, se per avventura non signoreggiava gli altri tutti, certo era il più spiccato e costante. Il suo segreto scoverto? Ma come? Chi era, donde sbalestrato per suo danno, quel duca di Feira? E perchè era venuto a piantarsi, ostacolo insuperabile, tra lui e la sua vendetta, proprio nel punto che egli stava per coglierne il frutto?
Il duca di Feira pensò che il suo Aloise possedeva una memoria di ferro. Anche leggendo rapidamente, il giovine aveva molto ritenuto del libro amaro. Amaro al palato, del resto; ma buono e nutritivo allo stomaco. Anche questo pensava il saggio duca; e l'animo suo, finalmente aperto a liete speranze, si compiaceva di stimolare, temperandoli all'uopo, i giudizi del suo figliuolo d'adozione.
Ora, quello che non sapeva e che non poteva indovinare Aloise, racconteremo noi brevemente, tanto che non gridino al miracolo i nostri lettori. Il miracolo, se miracolo c'era, lo aveva operato il duca di Feira, con una visita all'intendente di Genova e all'avvocato generale. Nulla c'era presso i magistrati che provasse a danno del giovane.
Lo stupore di Aloise si accrebbe (e non poteva essere altrimenti) dopo quella lettura. Il duca di Feira! Quel nome gli era noto, perchè da qualche tempo, nelle conversazioni, nelle veglie, in ogni ritrovo della signoril compagnia, era un gran discorrere di quel Portoghese, Americano, o Indiano che fosse, il quale era ricco sfondato come un principe delle Mille e una notte, e viveva solitario nella sua opulenza, alieno da ogni maniera di passatempi e da tutto quanto potesse dare alla curiosit
Era ella, infatti, la marchesa Ginevra, che il giorno innanzi, dopo il malaugurato incontro col signor di Montalto, aveva capito da un improvviso rannuvolarsi del suo cavaliere, per solito di umor così gaio, che qualche cosa dovesse succedere. Non gli aveva chiesto nulla; ma quella sera stessa, chiamando a sè con qualche pretesto gli amici comuni dei due gentiluomini, era venuta a capo di stabilire un buon servizio di esplorazione. Quella mattina stessa aveva saputo che la sfida era corsa, e dove fosse e per qual ora il ritrovo. Lo stesso Riario si era lasciato cavare il segreto di bocca. E allora, senza por tempo in mezzo, aveva mandato a chiamare il duca di Feira, chiedendogli di accompagnarla al luogo dello scontro. Non sentiva ragioni; non vedeva difficolt
Da Costantinopoli, ultimo lembo d'Europa, il salto alla costa d'Asia era naturale, come a dire indicato. Aloise gradì molto l'occasione di visitare la Troade. Laggiù, da occidente e da settentrione, s'era mostrato sollecito di vedere molte cose, pensando di far cosa grata al duca di Feira; ma in quelle terre orientali diventava particolarmente sollecito, singolarmente curioso per sè.
Da un libraio della via di Ermete, in Atene, aveva comprati parecchi volumi, e tra questi l'Iliade; poteva dunque viaggiare la Troade con Omero alla mano. Questo è un Baedeker! diceva egli sorridendo al duca di Feira. È certamente il primo della serie! La celia e il sorriso dicevano molto al suo Mèntore, che si lodava in cuor suo di aver condotto in quella forma il viaggio.
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