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Aggiornato: 28 giugno 2025
Anima di buona voglia dannata compiacendo all'astio ch'è la febbre quartana della ignoranza presuntuosa, Giuda condotto a nolo a tanto l'ora come i fiaccheri il miserabile attende rimpiattato dietro una lettera dello alfabeto, ovvero anonimo a vibrare dall'arco fornito di corda filata col pelo della volpe tutta l'armeria delle frodi, delle menzogne, delle calunnie, e degli assassinamenti raccolta da Gano fino a Truffaldino.
Ma nel medesimo tempo era trascinato, come dal delirio di una febbre maligna, a ricercare tutti gli argomenti, tutti i pensieri che lo torturavano; parlava sempre alla Baby di suo marito, e voleva tutto sapere di lui, per cercar di capire se quel marito assente poteva farsi strada nel suo cuore.
Saputo il nome, e risposto con un sorriso alle ultime esortazioni amichevoli del dottore. Aminta piegò la testa sul guanciale e prese sonno. Ne aveva bisogno più assai che non credesse, di quel sonno ristoratore; e non dormì solamente le due ore che gli aveva raccomandato il buon medico. La febbre, per miracolo, non soverchiò la stanchezza, e neanche gli diede sogni spiacevoli.
Tuttavia nella debolezza grande in cui era caduta le pareva di trovare in fondo a' suoi mali una pace nuova, non priva di qualche conforto, come se la febbre avesse abbruciata anche l'idea maligna che l'aveva fatta soffrire. Non era stato male ch'ella avesse potuto vedere co' suoi occhi la verit
La fanciulla sfolgorava negli occhi, pieni di febbre e tuttavia ignari di sguardi procaci e ingannevoli; le labbra curve eran deliziose di colorito, un poco umide; per tutto il volto, la stanchezza, la commozione, la malattia, avevan diffusa un'ombra grave, in aperto contrasto con la palese giovanezza di Roberta.
La sua testa dolente soccombeva un'altra volta sotto il peso di queste domande, poi la febbre la scrollava: un sudore caldo le invischiava la camicia sulla pelle, mettendole come una gomma sulle labbra. Era sfinita. Il vecchio se ne accorse. Datemi una mano che vi senta il polso: so che non avete voluto chiamare il medico. Non lo voglio. Ma tese la mano sinistra fuori del lenzuolo.
No; qui ~vogliono sapere~. Lo domandano sul serio. «Come state? state meglio di me? E' possibile che possiate guarire più presto di me? No, no; mi pare che stiate un po' peggio di me... Come? da un mese non avete emorragie? E nessuna febbre? Ma brava!! così va bene!...» E poi vedete nei loro occhi l'odio che vi vorrebbe morta. Oh! esclamò Edith, non mi pare possibile!
GHERARDO. Tace, bestia, ché non lo dico per cotesto, io, no. SPELA. Perché lo diceste adunque? GHERARDO. Perché arei tante volte abbraciata, baciata e tenuta in collo la mia Lelia dolce, di zuccaro, d'oro, di latte, di rose, di non so che mi dire. SPELA. Oh! ohu! Padrone, andiamo a casa. Sú! presto! GHERARDO. Perché? SPELA. Voi avete la febbre e vi farebbe male lo star qui a questa aria.
Tornando, si seppe che la Duchessa non scenderebbe neppure a desinare. Le era sopraggiunta un po' di febbre. Gli ospiti espressero naturalmente il loro rammarico; dopo di che, ognuno andò in camera sua a vestirsi pel pranzo.
»Per la prima volta, dopo tre mesi di febbre amorosa, Adolfo ed io ci trovammo soli... I preliminari erano gi
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