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Aggiornato: 21 giugno 2025
Perchè io ora sono malata. M'appressai di nuovo al letto, strinsi la mano di Lidia e la baciai; poscia uscii, mentre Lidia, dimenticando il mal di testa paventato, si disponeva a leggere tranquillamente il romanzo francese. Ettore Caccianimico aveva previsto tutto ciò da un pezzo. Noi ci eravamo amati troppo in fretta.
Io vidi Elettra con molti compagni Tra quai conobbi Ettore ed Enea Cesare armato cogli occhi grifagni
Ah, è qui tutto? dissi. E con chi? Col Caccianimico. Da quando? Oh dalla tua partenza: cinque o sei giorni soli. Meglio così; perchè queste lezioni mi dispiacciono. Lidia crollò le spalle, abbandonando la sua positura incomoda e venendomi al fianco. Per qual motivo? chiese ella. Ettore non avr
Lidia crollò il capo, prendendo familiarmente da un vaso della caminiera una mano di garofani, che in un batter d'occhio s'appuntò sul davanti del corpetto. Sono miei? chiese a Ettore. Sì signora, fece questi, occupato a spinger nel mezzo il tavolino da giuoco. Mi ha tolto il piacere di offrirglieli....
Priamo nella sua miseria non solamente raddomandò il corpo del morto Ettore, ma quello con altrettanto oro ricomperò. Li romani, secondo che alcuni pare che credano, feciono da Linterno venire l'ossa del primo Scipione, da lui a loro con ragione nella sua morte vietate.
Tutto l'appartamento aveva uno strano sapore di gioie irrancidite. Ritornai nel salotto. Ettore Caccianimico s'era posto di faccia a Lidia; s'egli avesse inclinata avanti la sedia, le sue ginocchia avrebbero toccate quelle della donna. Diceva: Si potrebbe appunto far così. Ella avrebbe la compagnia di mia moglie, quella de' suoi parenti....
Non avevo notato che presso Lidia mancava un'amica; significantissima assenza della quale Ettore mi fece accorgere. Perchè non è venuta a salutarvi la signora Tintaro? domandò. Credo, mormorai sottovoce, che non si vedr
Un odore forte di sigaretta aleggiava per la camera e si mischiava a un altro profumo, più sottile, meno dominante, come riposto e ad ora ad ora agitato dai nostri movimenti. Era un profumo non ignoto alle mie nari, ma snaturato alcun poco dal luogo; cosicchè m'arrestai sulla soglia, fiutando e fissando Ettore, che sedeva innanzi alla scrivania, colla testa appoggiata alle mani.
Sai bene che non è lei. Son io che mi prendo cura dei tuoi abiti! son io che faccio sempre queste cose. E non capisco perchè tu lo faccia; ribatteva egli, inasprito. È proprio dell'uomo il non capire certe cose, specie in materia di delicatezze domestiche. Era così l'altro Ettore? Verrebbe voglia di crederlo.
Se egli pare soverchio ardimento rassomigliarlo agli Dei, fo un passo indietro e lo imbranco tra gli eroi, rassomigliandolo ad Ettore, quando scappò davanti all'ira di Achille e prese più volte a tondo la misura di Troia. E se neppur questo vi torna, lo paragonerò... Ma, Dio buono, che grattacapi mi piglio? e che bisogno c'è egli di paragonarlo a qualcuno? Scappava, e basta.
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