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Aggiornato: 21 giugno 2025


E giunti alla gran sala, detta della Vanagloria, tanto splendida che altro non gridano le storie, mentre il buffone faceva inchini ad Ettore, ad Ercole, ad Azone, agli altri eroi in essa effigiati, la folla raccoglievasi in crocchi e capannelli per legare quella conversazione piena di parole e vuota di pensieri e di sentimenti, che formava e forma l'allettamento delle brigate; chiedevano e davano le notizie del paese, discorrevano della Corte dei Gonzaga, chi lodandola, chi tassandola: della maestria e de' bei colpi dei nostri giostratori, ai quali, per quanto avessero fresca la memoria de la libert

Una mattina che Ettore doveva andare a caccia, fece un casa del diavolo perchè la Cecchina tardava a giungere con certe calze di lana forti, che aveva avuto l'incarico di preparargli per quel giorno. Non può tardar molto, disse la zia Giuliana; sar

Ettore Caccianimico, nell'angolo d'osservazione cui ricorreva durante gl'intermezzi, sorrideva malignamente. Quando Giorgio si fu allontanato, domandai conto ad Ettore di quel sorriso. Che cosa vuoi? rispose. Fa bene veder tanta intimit

Albertina chinò la fronte, in atto di rassegnazione sublime. Poi dolcemente, quasi umilmente, gli disse: Il vostro dolore è legittimo, è sacro. Ma pensate, signor conte, che un angelo è salito in cielo a pregare per voi. Il conte Ettore fu atterrato da quella calma risposta; ed anche si pentì d'aver parlato con tanta durezza. Perdonate; le disse. Voi che credete, siete angeli in terra.

E notai che mentre formulavo tale affermativa, Ettore, ancora in piedi, s'inclinò leggiermente dal mio lato, come per meglio afferrare il tono di sincerit

Ettore!... Oh, Gisella, figlia mia! gridò egli, precipitandosi alla sponda del letto e dando in uno scoppio di pianto. Via, via! gli uomini non ridiventino bambini! disse il dottor Soleri, intromettendosi coll'autorit

Al polo, per esempio. O all'equatore; nientemeno. Ma, per questa volta, ho cansati gli estremi; disse il signor Prospero, dando, senza volerlo, una rifiatata di contentezza. Vi prego, Don Ettore, di presentare i miei ossequi alla contessa e alla contessina. Grazie, e voi ricambierete i miei alla signorina Adele. Quella cara e bella fanciulla! Si è tanto parlato di lei, in questi venti giorni!...

Ma fui veramente sorpreso quando, il sabato grasso, Lidia accettò un invito dei signori Caccianimico. Faccio un'eccezione per loro, ella disse. È vero, Sergio, che faremo un'eccezione?... È verissimo, risposi, nascondendo alla meglio il mio stupore. Appena Clara ed Ettore Caccianimico partirono, domandai a Lidia: Tu intendi veramente andare a quel ballo? Ma che! rispose Lidia.

In ogni altra circostanza Maurizio avrebbe tenuto il campo e rimbeccate le argomentazioni del conte Ettore. Ma non era quello il momento di far guerra, ed egli si contentò di balbettare qualche frase, che nel fondo non diceva nulla di nulla; felice abbastanza che quella gran burrasca, a lui minacciata, si sciogliesse in un nembo di paroloni.

Garibaldi, reso feroce dalla disperazione, irrompeva dalle mura di Roma come Ettore chiamando ad alte grida l'Achille de' nuovi greci, ma dal campo nemico nessuna voce d'eroi gli rispondeva, mentre una immensa moltitudine d'armati lo obbligava invano reluttante a riparare nelle mura.

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