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Il primo ch'esso investì fu quello che ratteneva il Cancelliere, e il trapassò giusto col ferro, che cadde morto di piombo. Balzò tosto contro il secondo, che, esterrefatto a quell'assalto improvviso, indietreggiò d'un passo, lasciandosi cadere ai piedi la lanterna che si spense: Gabriele nello stesso istante aveva mirato un colpo a quegli che era calato giù colla met

Frate Gualdo, l’autentico frate Gualdo, fece per moto naturale il segno della croce. Il suo Sosia si mise a ridere sgangheratamente. Benedicite, che al suono dell’amica voce aveva riaperto gli occhi, guardava l’uno e l’altro esterrefatto.

Margherita dopo pochi istanti ritornava affannata: erano la contessa Maria e la contessa Ginevra. De Nittis balzò in piedi esterrefatto nel presentimento di una sciagura. Bice! gridò loro colla faccia pallida e un gesto quasi disperato, mentre entravano nello studio. Le due signore si guardarono, poi la contessa Maria disse sorridendo: È lei stessa che ci manda.

Gioconda moglie di un pellicciaio; la compagna dei suoi studii prediletti, il tesoro inestimabile inviatogli dalla sorte, la purissima, bellissima fanciulla.... con quella squisita anima letteraria che comprendeva Francesco Villon: «Prince, je connais tout en somme. Je connais tout, hors que moi-même....»! Folco ne rimase esterrefatto.

Senza essere re di Roma, figlio di Dio, una morte cotale non ti parrebbe onorevole? per te che altro non sei che un miserabile traditore?". "Per l'amor di Dio!..." gridò il satellite esterrefatto e piangente come un fanciullo e le lacrime per un pezzo gli soffocarono la voce.

Varedo era esterrefatto. La ribellione di sua moglie lo coglieva di sorpresa.

Poi firma, scrive sulla busta: Al professor Alberto Cencetti e porta alla posta. Il domani, un amico lo incontra, esterrefatto, nei pressi dell'ufficio postale. Che hai? Ho.... che questa è curiosa, perdinci! ecco qua, capisci, un Cencetti che scrive a un altro Cencetti e.... non sono io. Nel guardare il calendario, vede che è l'onomastico del provveditore agli studi.

«Oh! scuotendo la testa replicava Ghino «sarebbe l'ora che io non avessi imparato di farne a meno: o nobile Madonna, da che io conobbi che i miei nemici avevano arso il castello dove solevano riposarsi i miei maggiori, io non ho avuto altro letto che la terra, e spesso altra coperta tranne il cielo; il cielo si mostrava tempestoso, e il fulmine talora mi ha rotto il sonno, ed io balzando esterrefatto ne ho veduta l'ultima striscia infuocare le nuvole, e la faccia aveva invetriata di gelo, e i capelli rappresi dai diacciuoli, e il terrore mi premeva la fronte, perchè la vendetta mi stava lontana: adesso il cielo è sereno, la vendetta compíta, e il fuoco vicino, che, se voi non avete altra scusa migliore per rifiutarlo, ecco, io l'ho disteso.» E dicendo allargava il suo mantello per terra.

Postosi a giacere lo travagliarono sogni tormentosi, e fu sentito lamentarsi dicendo; è morto! è morto! Allo improvviso si svegliò esterrefatto; girò attorno torbidi gli sguardi, e, vistasi la moglie al fianco, l'abbracciò stretto stretto come soverchiato da interna passione, esclamando non senza lacrime: Quanto era meglio che io avessi cessato di vivere!

Attila balza in piedi esterrefatto dall'orribile sogno.... Uldino.... Uldin!... Non hai udito?... Caspita! lo sento ancora! mormora Uldino.... E il terribile Attila, sguainando la spada, corre furioso per la scena e grida verso le quinte: la gelatina!... sto male di voce.... la gelatina dopo l'adagio!