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Ma i diciassette anni di Edith e le otto primavere della piccina s'accordavano armoniosamente: l'aurora dell'anima di Nancy, avvivata da presaga fiamma, urgeva a più rapido mattino; mentre la breve giornata di Edith, gi

Se ne andarono ridendo, e sdrucciolando come bimbi sul lucido impiantito. Non pare ammalato, quel giovane, osservò la signora Avory. E la ragazza neppure, disse Edith.

Entrò Federico. E bene? disse affettuosamente. Pare che non sia nulla. Ho parlato con miss Edith or ora, per le scale. Non vuoi scendere a mangiar qualche cosa? Giù, hanno preparato.... No, non ho appetito, ora. Forse più tardi.... Aspetto che mi chiamino dentro. Intanto io vado, se non c'è bisogno di me. Va pure, Federico. Scenderò poi. Grazie. Lo seguii con lo sguardo, mentre s'allontanava.

Edith vedeva spuntare dalla flanella da una parte la pianta di due piedini rossi e dall'altra una piccola testa oblunga coperta di morbida lanugine nera. Oh Dio! esclamò, è quello il béby? Prego di chiudere la porta, miss, disse la «nurse». Ma credevo che i bambini piccoli fossero tutti biondi, e vestiti di bianco... con nastri celesti, balbettò Edith. La nurse non si degnò di rispondere.

Tullio, Tullio, che cosa orribile! Ah, che cosa orribile! Non ho mai sofferto tanto, mai, mai. Era verso sera. Mia madre, miss Edith, il dottore erano discesi nella sala da pranzo. Io e Giuliana eravamo rimasti soli. Non avevano ancora portato i lumi. Entrava il crepuscolo violaceo d'ottobre; il vento scoteva i vetri a quando a quando. Aiutami, Tullio!

Infine, un giorno grigio e uggioso, in cui tutti parevano di cattivo umore, e il béby aveva strillato perchè voleva la Wilson e poi perchè non la voleva, e Edith aveva risposto male, e tutto era orrido e odioso, Valeria prese un foglio di carta da lettere e, con molte fitte di rimorso, vi tracciò sopra il suo nome. La carta era listata di nero.

Un istante dopo rientrò, portando tra le braccia la sua bambina che sgambettava nella lunga camicia da notte, e garriva come una rondinetta. Ecco Nancy! disse Valeria con voce un po' tremante. Ma ! guarda, nonno, gridò Edith, battendo le mani, non piangere, nonno! Ecco Nancy! E la signora Avory tutta pallida: Ma guarda, caro padre, ecco Nancy!

E subito dopo, senza alcuna pausa, come per rendere insignificante quel suo atto: Perché non andiamo su, da miss Edith, a fare un po' di musica? Sentite? Sta sonando, mi pare, la Marcia funebre per la morte di un Eroe, quella che piace a te, Federico.... Ed ella tese l'orecchio, in ascolto. Tutt'e tre ascoltammo. Qualche gruppo di note giungeva fino a noi, nel silenzio. Ella non s'era ingannata.

La mattina dopo, la cerimonia del battesimo si compi senza festa, senza pompa, per riguardo allo stato di Giuliana. Il bambino fu portato nella cappella per la comunicazione interna. Mia madre, mio fratello, Maria, Natalia, miss Edith, la levatrice, la nutrice, il cavaliere Jemma andarono ad assistere. Io rimasi al capezzale dell'inferma.