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Aggiornato: 21 giugno 2025


No, no... Me ne vado subito.... Ho da recarmi a Roma, e forse più lontano,... e ho stabilito di partire stasera, col treno delle sei e quaranta.... Margherita Pietro Ah? Di partenza? Fabrizio , e giacchè debbo sbrigare ancora qualche faccenda a casa.... Pietro C’è tempo, c’è tempo.... Ma, del resto, eccomi a voi. Quali comandi, signor conte? Fabrizio Nessuna preghiera, don Pietro.

ARPIONE. Orsú, me vi raccomando. A rivederci, ringrazio la vostra liberalitá. VIGNAROLO. Ed io vi bacio le mani. Oimè oimè, la mia borsa! oimè, i miei danari, o messer Arpione! ARPIONE. Eccomi, che volete? VIGNAROLO. Mostrami la mano. ARPIONE. Eccola. VIGNAROLO. Dove è l'altra? ARPIONE. Eccola. VIGNAROLO. Dove è l'altra? ARPIONE. Che volete che abbia cento mani? VIGNAROLO. Quale è la destra?

MANGONE. Non accadono simili cerimonie tra mercatanti: eccomi se son buono a servirvi. PANFAGO. Io son il fattor del raguseo, padron della nave che ora è gionta in Napoli, carica di schiavi; vi prega che vegnate domani o questa sera a vedergli: e ve ne porto uno per mostra. Lo schiavo mi piace, secondo il mercato che me ne fate.

Tutta la vita è schiacciata così dal peso delle parole! Il peso dei morti Eccomi qua: potete credere sul serio che Enrico IV sia ancora vivo? Eppure, ecco, parlo e comando a voi vivi. Vi voglio così! Vi sembra una burla anche questa, che seguitano a farla i morti la vita? , qua è una burla: ma uscite di qua, nel mondo vivo. Spunta il giorno. Il tempo è davanti a voi. Un'alba.

Eccomi qua!... esclamò Perez, chinandosi verso di lui, offrendogli il braccio, che egli prese un momento e poi lasciò. Che posso fare per alleviare la tua pena? Non dirmene nulla, se ti costa.... Mi costa tacere!... Ho bisogno di gridare!... Perdonami se non ti ho dato retta.... Ma ti ho udito bene, sai!

«Eccomirispose la damigella, che tratta da un altro Cavaliere le camminava vicina; «io vi vengo dietro, mia dolce signoraYole le sorrise, e parve contenta. Scendendo le scale, il Cavaliere che teneva per cimiero la Lupa, scorgendo il Re impacciato nel portare la Regina e il figliuolo, gli favellava: «Monsignore, così non potete durare.» «O come ho a fare io?» «Datemi il figlio

PSEUDONIMO. Io non so se sogno o se son desto, poiché conseguisco cosa, in un punto, che ho desiderato dicisette anni. Di grazia, chiamatela ché la veggia, ché ogni momento mi par mill'anni. PEDANTE. Lima, Lima, vien qui con Altilia. LIMA. Che commandate, padrone? PEDANTE. Chiama qui fuori Altilia. ALTILIA. Eccomi, che commandate, padre? PEDANTE. Lima, conosci quel gentiluomo?

Tutti quanti facevano carte false per scusarlo, per difenderlo, per salvarlo dalle furie materne. Anche quel giorno Giacomino doveva essere cogli altri per farsi prendere la misura; ma, al solito, se n'era dimenticato, e bisognò che il babbo di nascosto lo mandasse a chiamare. Eccomi, saperlotte!

Io credo, osservò donna Teresa, vi sia dell'esagerazione. Un uomo deve conoscere la moglie. Chi può rispondere del proprio domani? ribattei. E, peggio, chi può rispondere del domani d'un altro? Non divaghiamo, disse Pietro. Non facciamo teorie.... Eccomi. Io sorvegliava Lidia, da qualche giorno: lo confesso. Mi sono impossessato d'una lettera del Caccianimico quando e come ho potuto.

Io vo' venir teco per saper nuova di costei, e ritrovata, so che ti sará di non poco utile. MANGONE. Pur che mi sia utile, eccomi pronto a far quanto comandi. ISOCO. Di grazia, lasciamo il padron della nave che vada per i suoi affari, ché quando saprai ch'egli abbia errato in alcuna cosa di quel che ti duoli di lui, io voglio rifar il danno. CAPITANO. Isoco, a dio.

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