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Aggiornato: 3 giugno 2025
Errando avviensi, ove del duol sofferto Fatto avea 'l fiero Oronte in sè ritorno, Ed a l'aure serene il guardo aperto Il rivolgea pien di vergogna e scorno. Da lunge il Duce di sua vista incerto, S'appressa ove il guerrier facea soggiorno, E quando in ravvisarlo errar non puote, Apre il varco del petto a cotai note: VI
In cor nobile: e gentile Non regnò mai crudeltade Un servir verace, e humile: Sempre, de' trovar pietade Una volta: tua beltade Vivo e morto: ho per mia duce. Dapoi notte: vien la luce. Servirò continuamente: Giorno, e notte, al ben, e al male Se da me faraite absente Non dirò per questo: vale Anci a te, stenderò l'ale Che sei tu, che al ciel, me induce. Dapoi notte vien la luce.
Mentre il nostro duce annunziava al mondo i suoi pieni poteri di generale romano, ai piedi della torre del palazzo Piombino in Monterotondo, a mezzo di una scalinata rustica e tra l'erba bagnata d'un giorno piovoso, discorrevano con mistero Alberto Mario, sottocapo dello stato maggiore di Garibaldi, Agostino Bertani, il maggiore Giuseppe Guerzoni, il colonnello Giuseppe Missori, il giovane principe Piombino in persona e chi scrive, e in quel colloquio veniva designato il valoroso, che primo avrebbe dovuto sventolar la bandiera rossa dopo una vittoria.
Quinci Aletto crudel sul duce anciso L'indomito furor non ben consola; E di Danastro a sè fingendo il viso Verso Alete e Giassarte ella sen vola. Grida il mostro infernal: certo è l'avviso: Non ascoltate invan la mia parola; Mentre quì state ad assalir le mura, Mal nostra gente è col
Giovenale ha chiesto una volta: «quot libras in duce summo?» Ma questo signor Giovenale non è tutto oro di coppella. Le grandi larve siedono ancora sui pugni d'ossa e di polvere, che furono le loro spoglie mortali. Si pensa, davanti a quelle reliquie, e lo spirito si eleva. Tutto ciò che eleva lo spirito aiuta il progresso dell'umanit
Il grandissimo Duce, al cui furore Il campo d'Ottoman venuto è manco, In quel bosco col
Dunque fia ver, come diceva Aletto, Ch'a prò di Rodi il Correttor superno Aggia per la vittoria un duce eletto? E costui fa de' Turchi un tal governo? Vederlo io vuò; quinci riarsa il petto E gonfia di furor lascia l'inferno, E vien de l'aria a contristare il lume, E sopra Rodi al fin ferma le piume.
con atto e voce di spedito duce ricominciò: «Noi siamo usciti fore del maggior corpo al ciel ch’è pura luce: luce intellettüal, piena d’amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogne dolzore. Qui vederai l’una e l’altra milizia di paradiso, e l’una in quelli aspetti che tu vedrai a l’ultima giustizia».
Essi terminarono sino all'ultima cartuccia, sostennero l'attacco finale colla baionetta, e caddero tutti!..... Alcuni pochi feriti furono trasportati a Capua. E dove giaciono le ossa di tanti prodi e dell'illustre duce Bronzetti?..... Italia le ricordi! I fratelli hanno ucciso i fratelli! Questa orrenda novella vi do!
Come la scala tutta sotto noi fu corsa e fummo in su 'l grado superno, in me ficco` Virgilio li occhi suoi, e disse: <<Il temporal foco e l'etterno veduto hai, figlio; e se' venuto in parte dov'io per me piu` oltre non discerno. Tratto t'ho qui con ingegno e con arte; lo tuo piacere omai prendi per duce; fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.
Parola Del Giorno
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