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Omai de l'ira tua l'arco disserra, Doma il superbo, e 'n sua miseria impari A depor l'armi, e non alzarsi in guerra Chi del tuo nome eterno odia gli altari: O fondator de la non mobil terra, Motor de' cieli, e correttor de' mari, Odi tua gente, che sospira e grida, E colma di cordoglio in te confida.

In su quel punto dal fulgor profondo, Onde Egli avvolto immortalmente bea L'alme celesti, il Correttor del mondo L'eterno sguardo al grande Orsin volgea: Non è forza mortal, che trarlo in fondo Esser possa bastante, Egli dicea, destra, che più forte abbia la terra, Può dargli palma di martirio in guerra.

Dunque fia ver, come diceva Aletto, Ch'a prò di Rodi il Correttor superno Aggia per la vittoria un duce eletto? E costui fa de' Turchi un tal governo? Vederlo io vuò; quinci riarsa il petto E gonfia di furor lascia l'inferno, E vien de l'aria a contristare il lume, E sopra Rodi al fin ferma le piume.

In quanto a me, qual mansueto agnello, me ne vo come Isacche al sacrifizio, ed all'aperta predico e favello contro gli scritti, il mal costume e il vizio; e dove prende granchi il mio cervello, usin di correttor gli altri l'uffizio. Con prove sane facciano schiamazzo, non giá con la ragion del popolazzo. stien dicendo che l'invidia è quella che m'arde contro la lor preminenza.

Sgombra la tema; e giù del core in fondo, Stabilissima sia la tua credenza, E ti rivolgi al Correttor del mondo, Chè contra il suo voler non è potenza. Perfido spirto, e de l'abisso immondo, Apparve poco dianzi a tua presenza, E come ei fosse de' celesti un nume L'orribil forma rabbellì di lume.