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Aggiornato: 13 giugno 2025
In una sala del palazzo ducale di Venezia, le cui pareti, tutte coperte di rasce nere, venivano debolmente rischiarate da una sola lampada a sei becchi pendente per tre catene dalla volta; una notte d'agosto del 13... stavano sedute intorno ad una gran tavola diciassette persone; dieci senatori, il doge e sei consiglieri. Era l'eccelso consiglio così detto dei Dieci, raccolto in sessione. Col
Questo essere ducale i cui antenati salivano su per dieci secoli, credeva che questo tradimento volgare, laido, di ogni ora non desse diritto di lagnanza a sua moglie. Poichè il capriccio dell'uomo diceva questo borghese ducale deve passare. Così era selvaggiamente geloso dei suoi diritti di marito, geloso senza amore, geloso per amor proprio.
Che cosa le avevo detto io? incominciò. Non si sta bene, a Querciola. Ma oramai, sia bene o male, l'alloggio lo abbiamo, ed ogni commissario che il governo ducale può mandare quassù ad accertarsi della osservanza dei suoi precetti, trover
cogliendo un ramoscello o un gran fiore scarlatto da li argini selvaggi. Quando a terra posava ella il suo piè ducale, la selva fluviale tutta in fiore cantava. Saliva il nuziale inno a l'ospite flava; e a 'l tuono era la cava selva una catedrale. Io, piegando i ginocchi, dicea: Bionda signora, un servo, ecco, si prostra. Ella chinava li occhi, bella come l'aurora, e dicea: Sono vostra.
In una stanza su in alto del palazzo ducale di Milano, tutto intento ad osservare la prim'alba d'un giorno d'agosto, stavasi il nostro Alberigo seduto vicino ad un finestrone. Aveva presso una tavola, su cui stavano molti fogli scritti, appesa alla parete la sua spada, su di un tavoliere il suo liuto.
Per ora no; ma si può bene essere indovini. Peccato per altro, che la vecchiaia li abbia lasciati senz'unghie, chè la lotta tra l'orso nero e l'orso bianco che, due anni fa, mise a rumore il serraglio ducale, si sarebbe rinnovata. Quand'è così, va benissimo, disse il Morone con una voce sottile, e sorridendo. Ci ha poi ad essere un'altra novit
Una sola cosa non riusciva a comprendere, ed era l'elezione dell'ammiraglio al dogato, mentre il consiglio de' Dieci, dal momento che Valenzia veniva condotta in una barca della Republica, doveva pur sapere ogni cosa punto per punto; ma le parole misteriose del Barbarigo, che non aveva mai potuto comprendere, non avendo neppure un dato per rintracciarne il valore, ora che quel dato più non le mancava, le tornavano chiarissime alla memoria, e conobbe per intero la trama, e d'una gioia insolita senti tutto accendersi il sangue: «E ci sei colto,» proruppe quasi gridando, «ci sei colto, o tristo; addio scettro, addio corno ducale, addio tutto.»
Intanto a Fiumalbo s'incominciava a discorrere, a far castelli in aria, sulla presenza di quei due impiegati del governo ducale. Si era creduto a tutta prima che fossero due ingegneri, venuti a studiare per la costruzione di un ponte, gi
Si era in gran faccende, quella mattina, nel palazzo Ducale. L'intendente (oggi si direbbe il prefetto) non intendeva niente; e strepitava perchè dovessero intendere gli altri. L'assessore capo pigliava il ranno, e lo rovesciava in capo alla turba minore de' suoi satelliti. Il generale del presidio mandava ordini e contr'ordini. L'avvocato fiscale sguinzagliava tutta la falange dei giudici istruttori. E tutti i campanelli, di qua e di l
Qui s'interruppe, e con lui tacquero tutti quanti trovavansi sulla piazza. I muggiti dei leoni del serraglio ducale, espandendosi in quella del palazzo per tutta la piazza, avevano imposto quel generale silenzio. E tutte le teste involontariamente si volsero col
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