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Aggiornato: 26 giugno 2025
per te si veggia come la vegg'io, grata m'e` piu`; e anco quest'ho caro perche' 'l discerni rimirando in Dio. Fatto m'hai lieto, e cosi` mi fa chiaro, poi che, parlando, a dubitar m'hai mosso com'esser puo`, di dolce seme, amaro>>. Questo io a lui; ed elli a me: <<S'io posso mostrarti un vero, a quel che tu dimandi terrai lo viso come tien lo dosso.
GUGLIELMO. A me ne dimandate? PANDOLFO. A chi vuoi che ne dimandi? GUGLIELMO. Che argento dite voi? PANDOLFO. Che ti ha consegnato l'astrologo dopo che fosti trasformato. GUGLIELMO. Che astrologo, che trasformazione? PANDOLFO. Or questo è un altro diavolo, duomila scudi d'argento: sarebbe cosa da farmi arrabbiare! CRICCA. Ah, ah, ah! mirate che ride! vuol scherzare con voi il traditore.
Veramente quant'io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, sara` ora materia del mio canto. O buono Appollo, a l'ultimo lavoro fammi del tuo valor si` fatto vaso, come dimandi a dar l'amato alloro. Infino a qui l'un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amendue m'e` uopo intrar ne l'aringo rimaso.
per te si veggia come la vegg’ io, grata m’è più; e anco quest’ ho caro perché ’l discerni rimirando in Dio. Fatto m’hai lieto, e così mi fa chiaro, poi che, parlando, a dubitar m’hai mosso com’ esser può, di dolce seme, amaro». Questo io a lui; ed elli a me: «S’io posso mostrarti un vero, a quel che tu dimandi terrai lo viso come tien lo dosso.
E se tu mi dimandi: dove la truovi, e quale è la cagione che te la tolle, e il segno che tu l'abbi o no, Io ti rispondo: che tu la truovi conpitamente nel dolce e amoroso Verbo, unigenito mio Figliuolo. Fu tanto pronpta in lui questa virtú che, per conpirla, corse all'obrobriosa morte della croce. Chi te la tolle?
VIGNAROLO. Che ti ho fatto io? PANDOLFO. Mi dimandi ancor che mi hai fatto? VIGNAROLO. Perché mi volete uccidere? PANDOLFO. Per trarti il cuor dal petto e bevermi il tuo sangue! VIGNAROLO. La cagione? PANDOLFO. Il voler renderti la cagione è un voler tramettere tempo per ascoltar le tue scuse: la cagion è che vo' trarti le budella!
Tu mi chiedi pene acciò che si satisfacci a l'offese che sonno facte a me dalle mie creature, e dimandi di volere cognoscere e amare me che so' somma Veritá. Questa è la via a volere venire a perfecto cognoscimento e volere gustare me Veritá etterna: che tu non esca mai del cognoscimento di te; e abbassata che tu se' nella valle de l'umilitá, e tu cognosce me in te.
Lo buon maestro a me: «Tu non dimandi che spiriti son questi che tu vedi? Or vo’ che sappi, innanzi che più andi, ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi, non basta, perché non ebber battesmo, ch’è porta de la fede che tu credi; e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo, non adorar debitamente a Dio: e di questi cotai son io medesmo.
Lo buon maestro a me: «Tu non dimandi che spiriti son questi che tu vedi? Or vo’ che sappi, innanzi che più andi, ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi, non basta, perché non ebber battesmo, ch’è porta de la fede che tu credi; e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo, non adorar debitamente a Dio: e di questi cotai son io medesmo.
Non merito il vostro perdono, non lo chiedo più nemmanco. Solo un'ultima grazia imploro, e conviene che la dimandi a voi solo, che nessun altro orecchio mi possa udire, nemmeno quello della mia carissima Lisa. Biale stette un momento affisando il genero con quel suo occhio franco e penetrativo: poi accennò col capo d'acconsentire.
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