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Aggiornato: 4 giugno 2025
La prima era per se medesima; la seconda per la reformazione della sancta Chiesa; la terza generale per tucto quanto il mondo, e singularmente per la pace dei cristiani e' quali sonno ribelli con molta irreverenzia e persecuzione alla sancta Chiesa. Nella quarta dimandava la divina providenzia che provedesse in comune, e in particulare in alcuno caso che era adivenuto.
Imperciocchè il principe dimandava ragguagli sulla salute di sua moglie, con un'immensa tenerezza.
Poi che ebbe cognosciuto, perché non l'era escito di mente la doctrina che le die' la Veritá, cioè Dio, che per altra via non poteva sapere quello che desiderava di sapere degli stati e fructi delle lagrime, levò sé sopra di sé con grandissimo desiderio oltre a ogni modo, e col lume della fede viva upriva l'occhio de l'intellecto suo nella Veritá etterna, nella quale vide e cognobbe la veritá di quello che dimandava.
Spesso facea rampogna a sè stessa della propria miseria, nè sapea trovarne rimedio: siccome era assai religiosa, sovente quand'era sola si prostrava, e fisando gli occhi lagrimosi al cielo, gli dimandava compassione se questo era un castigo, piet
Anche il dulcis amor patriae parlava in que' momenti supremi più forte nel cuor di Laurenti che non avesse mai fatto da prima. Ad ogni piè sospinto gli accadeva di fermarsi per raccogliere i suoi pensieri; ogni piazzetta, ogni crocicchio, dimandava un lungo sguardo di affetto; perfino certe faccie di viandanti, che gli erano un po' più dimestiche, gli facevano rallentare i passi.
Fu prima Marcellina a sciorre quella soffocata ambascia, nè più avendo mente ov'ella si fosse, nè più la giovanile timidezza ponendo freno al suo sentire, disperatamente dimandava lo sposo e aperto manifestavagli l'interno affanno. Dunque io che ti amo, cui solo era dolce il pensiero di teco vivere i miei dì, io sarò cagione della tua morte?... e tu che ora qui palpiti a me vicino, che stringo con tanto amore al seno, che mi ami, tu, mio Girani, mio sposo... dovrai?... oh Dio! ahi disperato pensiero! ed io in tanto?... io sola?... Ah no! ch'io teco divida questo istante funesto... io t'infonderò coraggio, e mi sar
Recata al frate fu la stola tosto: l'empio guascone in ginocchion s'è posto. Comincia i crocioni e le parole l'abate pio, che gli occhi stralunava. L'indegno di veder luce di sole con le sue nocca il petto si picchiava. Finí l'uffizio, quando finir suole. L'abate all'amalato dimandava com'egli stesse e come si sentisse. L'empio teneva in lui le luci fisse,
Neppure la quistione dell'alloggio non era stata giammai una per lui. Egli avea fisso il suo domicilio al terzo scaglione della gradinata della chiesa di S. Teresa, a Capodimonte. Il proprietario non gli dimandava mai il pesone, come il popolo napolitano chiama il fitto della casa. La parola dice la cosa.
Alora quella anima obbedí, levando sé sopra di sé per cognoscere la veritá di quello che dimandava. Alora Dio etterno disse a lei: Acciò che tu meglio possa intendere quello ch'Io ti dirò, Io mi farò al principio di quello che mi dimandi, sopra tre lumi che escono di me, vero lume.
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