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Moschino accompagnò il padroncino fin sulla soglia della stanza e tornò a cercare il suo letto. Nello strapparsi di dosso i vestiti bagnati, che mandavano un forte odore di pesce, mormorava: E dicon porci a noi! Ma il sonno scese presto a dissipare ogni rancore.

Li quali si dicon «dormire nel sonno della miseria», in quanto hanno perduto il poter vedere, conoscere e gustare il bene dello 'ntelletto, nel qual consiste la gloria de' beati.

Saba Malaspina, cont., pag. 379. D'Esclot, cap. 91. Montaner, cap. 64, dicon ciò; il primo de' Palermitani, il secondo de' Messinesi. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 16. Montaner, cap. 62. D'Esclot, cap. 92, dice data la posta a Randazzo. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 16 e 17. Bart. de Neocastro, cap. 45. Anon. chron. sic., cap. 41. Saba Malaspina, cont., pag. 379. D'Esclot, cap. 92.

Mi facesti il gran dispetto, ier, quando gridasti con quella vecchia che trovasti meco: non per altro se non che son poi genti c'han pratiche infinite e dicon sempre de' fatti d'altri; e d'una cosa tale si laverá la bocca in mille luoghi. Ed a te non stan ben fatti nomi, perché sai quel che importa: tanto piú, avendoti ora forse a maritare ad altri che a Filocrate. LÚCIA. E chi è quella?

Non voglio far come che soglion certi che dicon mille cose, poi fra tutte non si ricoglie un vero. Io sempre dico qualche particolar che sia notabile e lascio le lunghezze. La man, prima, è bella com'un cesso. GIRIFALCO. Come «un cesso»? LISTAGIRO. Attendimi, se vuoi. Dissi: non cesso di veder tuttavia cose piú belle quanto piú guardo.

A queste sere, con un soldato che m'alloggia in casa vinsi, giuocando a questo, dieci corbe d'un buon trebbian. ARTEMONA. Debbe essere un bel giuoco. Ma 'l vino è troppo caro. Oh bella cosa! Almen non s'ha passioni, in questo amore, pianti sospiri. PILASTRINO. Sento tutto appunto come loro: benché mai non abbia aúto voglia di morire, com'ogni or dicon essi. ARTEMONA. Di': in che modo?

Piedi, man, occhi, bocca, orecchi, e il core Insieme a lite van, nanti a Cupido Ciascun gridando, signor iusto e fido Priego hor dopri iustitia, se ami honore I piè, dicon tornar vogliam signore Le man, che 'l guerrizar fusse finido Gli occhi, non pianger più, cusì gran grido Fan questi ad un, narrando il lor dolore La bocca, poi non vo' più riso o canto Le orecchi, udir non posso chi me offende E il cor dice tutto ardo sanza pianto Amor, che pur tal volta il vero intende Vedendo il cor più degno, dagli il vanto E tutti gli altri, via scaccia, e riprende

Questi due scrittori dicon poi lasciato il regno di Sicilia a Giacomo per testamento del padre. Ma come nel testamento che noi abbiamo, e che d'Esclot anche riferisce con estrema diligenza, non si fa menzione del regno di Sicilia, così è mestieri che Pietro avesse fatto riconoscere Giacomo dal parlamento, nel modo che appunto riferisce il Neocastro, e accenna lo stesso Montaner.