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Aggiornato: 1 novembre 2025
Michelaccio, all'urlo del suo compagno, con una forte strappata si tolse da Giovanni, e rincacciati i più vicini, fu d'un balzo a fianco del Martigny. Dov'è? gridò costui allora, fatto più audace; dov'è, quel birbone che m'ha insultato? Siete voi che cercate pane per i vostri denti, scimiotto dal pel bigio?... gli replicò Bernardone, piantandosegli in faccia.
le gambe tue a le giostre dal Toppo!». E poi che forse li fallia la lena, di sé e d’un cespuglio fece un groppo. Di rietro a loro era la selva piena di nere cagne, bramose e correnti come veltri ch’uscisser di catena. In quel che s’appiattò miser li denti, e quel dilaceraro a brano a brano; poi sen portar quelle membra dolenti.
Son prigioniero qui dentro? diss'egli, dopo un istante di pausa. No, in fede mia; rispose il duca di Feira. Che cosa farei d'una vipera come voi? Un farmacista se ne gioverebbe per le sue infusioni; io, che non ho infermi da risanare, ma soltanto amici da custodire contro i vostri morsi avvelenati, non vi terrò oltre il tempo bisognevole per istrapparvi i denti. Che cosa intendete di dire?
Questo ragazzo è nato vestito, mormorò egli tra i denti. E' non avr
Le doglie del parto incominciarono; durarono per un giorno intero con qualche intervallo di riposo, ora più forti ora più deboli, ora sopportabili ora laceranti. Ella stava in piedi appoggiata a un tavolo, addossata a un armario, stringendo i denti per non gridare; o si sedeva su una poltrona e rimaneva l
Ma tutte queste chiacchiere non approdarono a nulla. Striati aveva proprio messi i piedi al muro. ¹ Dell'Italia con la strada ferrata, col telegrafo.... Il zu Vito uscì calmo in apparenza, ma la rabbia se lo mangiava vivo. Vuoi levarmi il pane, borbottava tra' i denti, vuoi levarmi il pane.... bada a te, carogna, ti leverò la vita!
Su la cassa una croce esposta ai venti; Dentro, fra i vermi, il tuo teschio che ride, Ride, mostrando i denti. .... Null’altro?...
Tu mi fai inserpentire, inantropofagare, improcustire, inneronire: con un sgraffio ti sconquasserò tutto, ti sganghererò le mascelle e i denti, che non potrai piú mangiare. GULONE. Ed io quella lingua, che non potrai dir bugie. TRASIMACO. Ti sminuzzerò le braccia, che non ti potrai piú imboccare. GULONE. Ti romperò quella testa busa, priva di cervello, ché non vi nascano tanti grilli.
Che fischio e fischio! chi sa a che ora verranno stasera.... se.... basta, Dio ce la manda buona. Vaia ti dicu finiscila, Finiscila, finiscila.... ripigliò Sciaverio fra' denti, sbirciandolo di traverso. Mastro Vanni si stringe nelle spalle, aperse il suo cappottaccio, vi s'avvolse meglio dentro, e riappoggiatosi allo stipite della porta, si rimesse a borbottare.
Perchè quella non è pasta pe' miei denti. Il buono piace a tutti, ed anche a me per conseguenza. Ma Vossignoria mi compatir
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