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Aggiornato: 12 giugno 2025
Il consiglio dei Dieci non pativa che nessuno in Venezia parlasse dell'ammiraglio, molto meno che si tributasse una lode alla sua virtù, un compianto alla sua sventura. Ma sebbene i cittadini indovinassero con orrore la causa di quelle improvvise disparizioni, tuttavia il prode e buon vecchio aveva lasciato tanto amore e piet
Una sola cosa non riusciva a comprendere, ed era l'elezione dell'ammiraglio al dogato, mentre il consiglio de' Dieci, dal momento che Valenzia veniva condotta in una barca della Republica, doveva pur sapere ogni cosa punto per punto; ma le parole misteriose del Barbarigo, che non aveva mai potuto comprendere, non avendo neppure un dato per rintracciarne il valore, ora che quel dato più non le mancava, le tornavano chiarissime alla memoria, e conobbe per intero la trama, e d'una gioia insolita senti tutto accendersi il sangue: «E ci sei colto,» proruppe quasi gridando, «ci sei colto, o tristo; addio scettro, addio corno ducale, addio tutto.»
Gli grida il fante: «Ma insomma dove avete trafugata colei?» «Chi?» gli risponde il Visconti. «Valenzia, la figlia dell'ammiraglio, credo bene ch'ella fosse qui.» «Ma io non so nulla, vi torno a ripetere, e qui non ci sta mai altri che io solo, amici cari.»
I guerrieri del brigantino si divisero prontamente in due squadre: una stando a sinistra, comandata dal Mandello, teneva lontani gli uomini del Nedena; e l'altra postasi a destra, avendo a capo Gian Giacomo, ributtava la squadra dell'Ammiraglio.
Dopo il lungo deliquio che Alberigo aveva sofferto, per la natura indebolita, le impressioni che riceveva non potevano essere di quell'impeto subitaneo che sospinge a partiti disperati, bensì di quella tristezza profonda e inesplicabile che solleva ed aiuta talvolta le angosce colle lagrime. E i rintocchi di quella campana inondandogli l'anima di una tristezza senza pari, gli fecero pensare che in quel giorno sarebbesi data la sepoltura alla povera sua Valenzia. Uno scoppio di pianto successe infatti a quel pensiero, e senza mai dire una parola, durò di questa maniera quasi tutta la giornata con gran maraviglia e compassione del servo che mai non volle abbandonarlo. Verso sera volle uscire e promesso al servo sul proprio onore, il quale rifiutavasi a lasciarlo andar fuori, che non avrebbe mai più attentato alla propria vita, e però vivesse sicuro, si recò al palazzo Grimani dove alloggiavano i legati del Conte di Virtù per avere da loro licenza di ritornarsene a Milano, ciò che facilmente potè ottenere. Appena messo il piede fuori di quel palazzo, nel punto che stava per saltare nella gondola, vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. A un tiro di balestra del palazzo Grimani, era il palazzo dell'ammiraglio Candiano: dinanzi agli scaglioni di quello, si vedevano quattro gondole in fila, sulle quali risplendevano molti cerei che si riflettevano nell'onda. Nelle due prime erano i frati della regola che cantavano il Miserere; nelle altre uomini e donne che pregavano. Le gondole si avviarono un momento dopo giù per il canal verso San Marco. Ma ciò che fece maravigliare il Fossano, a mal grado della passione insopportabile che lo faceva tremar verga a verga e piangere, con grandissimo stupore degli astanti, fu il vedere la persona dell'ammiraglio ritta e immobile sulle scalee del suo palazzo a vedere la processione mortuaria. La folla delle gondole e delle persone che erano sul canale traendo dietro a quella, in breve tempo il canale fu deserto al tutto. Il Fossano, per ritornare al suo alloggio, doveva passare innanzi al palazzo Candiano, e confuso e addolorato com'era, lasciò che il gondoliere vogasse per l
«Oh! fatelo entrare, ammiraglio, è un uomo dabbene che non si vuol rimandarlo.» «Benissimo, senatore; fatelo dunque entrare.» Il lettore sa che la notte prima il medesimo Barbarigo aveva ingiunto all'Apostolo Malumbra, che intorno a quell'ora facesse di trovarsi nelle stanze dell'ammiraglio.
Maione, ricambiate molte parole di amore con Ugone, partiva; la notte era oscura, nè alcuno del séguito dell'Ammiraglio temeva insidie; giunto che fu alla chiesa di Sant'Agata, il Bonello, fattoglisi addosso, gridava: «Sei morto, traditore e adultero del mio Re.» Parava l'assalito il primo colpo; ma dal secondo mortalmente trafitto cadeva.
Quella schiera scelta tra i Mille, non contava il numero, le barricate ed i cannoni che i mercenari dei Borboni avevano assiepati fuori di porta Termini. Essa tempestava e fugava al ponte dell'ammiraglio gli avamposti nemici, e proseguiva.
Parola Del Giorno
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