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Aggiornato: 3 giugno 2025
Sono io innamorato della contessa? No davvero. Incapriccito? Neanche. Anzi, diciamo tutto, se alle prime poteva darmi negli occhi, perchè la bellezza è sempre la bellezza, ora non me ne faccio più nè di qua nè di l
CINTIA. Buona notte, Erasto, cuor mio! ERASTO. Veramente che voi sola potete darmi la buona e felicissima notte. CINTIA. Posso ben dir ch'ancor io ne ricevo la parte mia. ERASTO. Che notte notte? chiaro e felicissimo giorno! E come può esser notte dove compaiono gli occhi vostri, che a malgrado delle piú oscure tenebre scintillano intorno di splendidissima luce?
Da che voi non volete darmi neppure una burba¹ di elemosina, sovvenitemi almeno della vostra compagnia, finchè saremo usciti da questa contrada: sappiate ch'ella va per le guerre della Santa Sede col Re Manfredi tutta piena all'intorno di ladri, e di gente di malo affare; non mi negate questa cortesia, che vi possano guardare sempre benigni gli occhi della vostra dama!»
Eh! Eh! Perchè l'immaginazione mi fa vedere tanta vita in quella figura di donna, da darmi un pungentissimo senso di pena, quasi.... non stralunare gli occhi! quasi io non mi trovi davanti a un'incompiuta opera d'arte, ma assista, impotente di soccorrerla, al martirio di una creatura umana attratta in un agguato per colpa mia. Eh! Eh! Bisogna vedere questo miracolo! Quest'infamia, dovresti dire.
Quando riebbi coscienza di me, ero nella mia camera, lungo disteso nel mio letto. Mi guardai dattorno istupidito, non sapendo darmi ragione di niente. Adagino adagino, quasi volessi vedere se ero io e non un altro in quella postura, provai a muover la testa, e mi venne fatto; le braccia, e mi sentii dolere dalle spalle alle mani; le gambe, e non mi parve che rispondessero affatto.
Ella lisciò i suoi capelli, raggiustò la sua veste da domenica, di cui erasi azzimata per presentarsi innanzi alla morte, linda, bella, con tutte le eleganze che l'avevano adorna in la vita. Poi si assise alla sua piccola tavola, da cui cavò un foglietto di carta, e scrisse la lettera seguente:» Di' carina chiese Sergio vuoi tu darmi una tazza di the?
«Forse ha ragione; forse nel suo cuore di donna ella ha sentito essere manco acerbo fuggire, che darmi un ultimo addio, nel quale io non avrei scorto che un atto cortese di piet
Voi mi guardate attonita.... Ma, disse Gabriella, non mi avreste presa per un'altra persona? Se non sapete chi sono, come mai venite da me? Voi sola potete darmi gli schiarimenti che cerco; non vi ho presa in fallo.... So che siete vedova, ma ciò non preme; è di vostro padre che voglio aver contezza. Voi lo conoscevate mio padre?
GULONE. Non odo, ché le budelle fanno tanto rumore che m'impediscono l'udire. TRASIMACO. Non mi promettesti iersera darmi la risoluzione del matrimonio?
Dio vel perdoni! ché, chiarito della veritá, or con giusta cagione avresti cagione di uccidermi di bastonate, disgraziar vostro figlio e dolervi di Alessandro senza scusa. FILIGENIO. Non m'hai tu chiesto cento scudi per dargli al dottore, con darmi ad intendere che voleva rifiutar la puttana? FORCA. Voi li avete dati a me, io al dottore.
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