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Aggiornato: 6 luglio 2025


Intanto avvicinavasi il giorno d'un santo, che fa terrore a tanta povera gente, il giorno del san Michele. Sapeva bene la Stella come Damiano, di poco passata la Pasqua, avesse pensato a pagare al signor Pietro la met

Damiano se ne ritornò verso la costa, tenendo sul pugno il suo pappagallo, che di tanto in tanto gli veniva ripetendo:

La madre si consolò tutta, e la Stella rispose che avrebbe detto questa fortuna a Damiano: ma quel signore, per fini suoi particolari, soggiunse che si guardassero bene dal farne parola con lui, finchè la cosa non fosse veramente accomodata com'egli intendeva.

Tornarono a casa; e Damiano sentivasi tutt'altro da quel di prima. Cominciò a figurarsi meno trista la propria sorte, tornarongli in mente i nomi di tanti che, prima del suo, erano usciti dall'urna de' coscritti; e trovò in stesso la forza di rassegnarsi al destino.

Madre mia, tornava a dir Damiano: la povert

Anzi, appena s'avvide che le sue interrogazioni lo ponevano in non so quale impaccio, destando anche qualche ombra di sospetto in Damiano, tagliò a mezzo ogni discorso, e li congedò; ma non senza farsi promettere che sarebbero tornati al domani.

Era Damiano colla madre, e Stella, e Celso: avevano avuto il coraggio di venirne insieme ad ascoltar la loro sorte; e con essi era venuto anche Rocco, il povero matto garzone. Tacevano, e si riguardavano a ogni nome che uscisse dell'urna. Passò un'ora: in quell'ora a tante altre madri toccò di tremare o di ringraziare il Signore. Finalmente, il Commissario disse ad alta voce il nome di Damiano.

Ma non bastava ancora ch’ella sapesse il nome di lui. Occorreva ch’egli sapesse il nome di lei. E perciò il nostro Damiano fece da capo il gesto solenne che invitava all’attenzione; poi disse, aiutandosi sempre col gesto dell’indice:

Il palagio di Palermo era una importante fortezza, come si scorge dal diploma del 6 agosto 1278, citato sopra a pag. 99, nota 2. Bart. de Neocastro, cap. 22. La Cron. anonima della cospirazione dice tremila, a pag. 265. Bart. de Neocastro, cap. 15. Fazello, Istoria di Sicilia, deca 2, lib. 8, cap. 4. Ai tempi del Fazello si mostravan di queste sepolture presso la chiesa di San Cosmo e Damiano.

Damiano, adunque, sentiva da qualche tempo riuscir molesto l’amico. La noia che Cosma gli aveva data in altre isole non poteva dargliela pure in Haiti? E qui certe idee vaghe, ma dolorose, passavano per la mente di Damiano. Abarima che sapeva il nome di Cosma.... E perchè ciò?

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