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Aggiornato: 6 ottobre 2025


Damiano sostenne, impassibile e muto, quella prova, la più difficile che il cielo gli avesse mandata. Egli non maledisse, non pianse; e concentrò tutto il suo dolore in un solo pensiero, nel pensiero di riveder sua madre, d'inginocchiarsi appiedi di quel letto abbandonato.

Pochi innanzi a quello in cui sogliono essere aperte le grandi sale dell'Esposizione, Damiano, per via d'una raccomandazione avuta dal pittore Costanzo, potè condurre la sua famiglia al palazzo di Brera. Le donne, quantunque sapessero ch'egli aveva cominciato a lavorar di pittura nello studio del signor Costanzo, non potevano figurarsi quella mattina che venissero a vedere un gran quadro fatto da Damiano, quel quadro ch'egli stesso aveva, quindici prima, caricato sulle spalle di Rocco, per mandarlo di nascosto al concorso. E gi

Damiano, in quella stipata comitiva, stava come perduto. All'entrare, Bernardone lo aveva presentato quale amico suo e compagno di scuola, giovine di proposito; altri poi lo conoscevano e gli fecero buon viso, perchè veniva sotto l'egida del caporione.

Ma Damiano non voleva chetarsi; onde il prete si fe' da capo a consigliar tanto lui, quanto Rocco che si dessero attorno senza perder tempo, per cercare in altro modo qualche traccia della fuggitiva; senza però destar romore, affine di non mettere a rischio il buon nome della fanciulla: disse poi a Damiano ove l'avrebbe trovato dopo mezzodì, e lasciollo con queste parole: Fatevi cuore, figliuolo: c'è lassù Quello che veglia sempre.

Fino a quel , Damiano non aveva osato confidare ad anima viva le speranze che gli davano coraggio e vita, rendendogli cara persino la volont

L'uno, come forse l'indovina il lettore, era quel tristo del Martigny, il maestro di scherma, che, uso a garbugli e a risse, aveva preso sopra di d'aggiustar con Damiano le partite dell'Illustrissimo e quelle ancora del cavalier Lodovico. Il compagno era un furfante, postogli a' fianchi per conto suo, dallo stesso signor Omobono.

Con tutti questi ingredienti, egli impastava la frase; e la sua interlocutrice non riusciva sempre ad intenderlo. Rassicurato per quel verso, Damiano fece una bella riverenza alla dolce Abarima, e subito dopo una giravolta sui tacchi.

Damiano! gli bisbigliò tra due baci, che non la regina Giovanna, non la marchesa di Moya, l'ostessa della Gaita Zamorana ne avevano sentiti i più ardenti. Abner Ben Meir, e tutto il resto, aveva finito di contare i suoi cinquanta castigliani, e si voltava a guardare, dopo aver sentite quelle vivaci dimostrazioni d'affetto. Sposi novelli, capisco; diss'egli, ammiccando.

Dopo la disgrazia succeduta a Damiano, la madre e la figliuola vedevansi innanzi un avvenire tristissimo, muto e senza speranza. Gi

Il Signore abbia compassione di noi, proruppe con soffocata angoscia il giovine. Che ora è?... disse il vecchio, levandosi ritto a sedere per l'ultima volta. È passata la mezzanotte. Va bene, Damiano. Siamo al cinque di maggio: son dieci anni che dicono ch'egli è morto.... sono contento di far l'ultimo passo anch'io nello stesso !

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