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Aggiornato: 3 giugno 2025
Sono a cena dai Marvesi che festeggiano le loro nozze d'argento... Gran brava donna quella contessa Silvia! Ha saputo conservarsi il marito e gli amanti. Il barone, ch'era d'umore espansivo, soggiunse, con un sorriso fatuo e misterioso: Saremo in cinque stasera, e se non fosse morto il povero Castellini si farebbe la mezza dozzina. Compreso il marito? Senza.
I capelli delle tempie erano quasi tutti incanutiti; sul viso scarnito e soffuso d'un lividore malsano le occhiaie si erano gonfiate d'umore, come negl'infermi di nefrite; i solchi delle rughe erano più profondi, le vene temporali più turgide e serpiginose. Bisognava domandargli: «Soffri?
Così viveva il nostro povero eroe, cangiando d'umore più volte al giorno, che non faccia di colori il cielo in un tramonto d'autunno. Ho detto degli articoli che scriveva egli solo su parecchi giornali, ma non ho detto quanto gli costassero, d'inchini, di sotterfugii e d'altro.
Pareva abbattutissimo; al pranzo scambiò con lei poche parole: di sera non volle prendere cibo e si mostrò d'umore così tetro, che a Loreta venne meno il coraggio di muovergli alcuna domanda. La mattina appresso, subito dopo che il procaccia di Tricesimo gli ebbe rimesse le lettere, fe' chiamare il famiglio Agnul: Attaccherai la Grigia col carrozzino piccolo.
Una cosa notò Ariberti, che doveva notarne tante in sua vita; vo' dire la disinvoltura con cui certe donne accolgono i servigi di un uomo, che pare gli facciano grazia, e lo contano nulla, lì per lì, o poco meno di nulla, salvo a contarlo assai da un momento all'altro, senza una ragione sufficiente di quel cambiamento d'umore. Infatti, per allora, il cavaliere della bella nizzarda non contava niente più del personaggio muto che aveva accompagnato la zia. In quel palchetto si pigiavano e si succedevano le visite, e lui, l'accompagnatore e l'ospite, doveva rimanere per necessit
Dio! se ho dovuto udirne, e farne, delle esclamazioni su quel miserrimo caso! E se n'ho ascoltate delle ammirazioni per quel giovane coraggioso, che s'accontentava di quella condizione finchè non gli capitasse di meglio! La contessa pietosa gli aveva offerta una cameruccia con pochi mobili in una sua casa che affittava ad operai, tanto per risparmiargli la spesa della pigione. Avevano scritto ad una parente di lui agiata, e l'avevano indotta a dargli ancora venti lire al mese. Facevano settanta lire in tutto, e con quelle il giovane martire riusciva a vivere; ed era sempre d'umore sereno, serbava sempre i suoi modi da gentiluomo, ed aveva tanta cura de' suoi abiti, reliquie della passata grandezza, che non isfigurava punto in societ
Rizio per lei, Maurizio per quell'altro, il signor di Vaussana era diventato l'amico necessario, il consigliere intimo, l'aiutante discreto di tutt'e due. Sì, certamente, di tutt'e due, senza che ci fosse modo o ragione di adombrarsene. Il generale, strano uomo e piuttosto disuguale d'umore, trattava sempre la moglie come una bambina. A certi momenti, Maurizio poteva figurarsi che quella divina creatura, posta tra lui e quell'uomo dal cieco destino, fosse per quell'uomo una nipote soltanto. E che discorsi curiosi gli toccava di sentire! discorsi che lo facevano fremere, tremare, impallidire, sudar freddo. Un giorno dovevano mettersi tutti e tre in viaggio, fare una corsa (una punta, diceva il generale) fino a Ventimiglia. Il tempo era bellissimo; si andava in vettura scoperta, come ad una passeggiata. La carrozza era gi
Sicuro che l'ho visto. E com'era d'umore? Non ci ho badato. Che t'importa? Si direbbe ch'egli ti preme molto, e che sei pentita di non averlo accettato in isposo.
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