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Aggiornato: 10 giugno 2025


Le dita della destra battute sul palmo della mano sinistra di un sottocapo ci avvertirono che la nostra ora d'aria era terminata. Nella quinta camerata.

Sicuro. Io ho una gran passione per la musica, continuò il mio espansivo interlocutore, e credo che se avessi potuto andar sul teatro, avrei fatto una discreta carriera. Senza dubbio, senza dubbio, replicai distratto. Mi pareva mill'anni[XII.9] di prender una boccata d'aria libera, e rivestitomi alla meglio salii sopra coperta ove c'erano gi

Aveva una paura maledetta delle correnti d'aria il povero Barone; sicchè adocchiò un angolo che a lui parve riparato, e andò a sedervisi: sedettero anche gli altri.

Gli spettacoli diversi dei quali eravamo successivamente stati testimoni nella notte stranamente impiegata, ci aveano singolarmente impressionati e come sbalorditi. Suonavano le quattro ed il giorno spuntava sopra Londra, dove, ad una latitudine di 52 gradi, il sole tramonta in estate quasi tanto tardi o sorge quasi tanto presto quanto a Pietroburgo. Avevamo bisogno d'aria, di luce.

Vostra sorella era svenuta; mi occorse molto tempo a farla risensare; quindi volle trattenersi in giardino a respirare un po' d'aria. Ah vedo! Ed ora dov'è! Nella sua stanza. Si arrestò un istante, indi: Devo parlarvi, disse. Di donna Rosalia? Di lei appunto.

Ecco, veda, io non domando di far carriera: io domando, prima che questa barba diventi grigia, di poter respirare un poco d'aria igienica.

Ora il mio manoscritto è finito e suggellato, e mi occorre ben altro. Ma perchè sto io qui a rattristarvi colle mie malinconie? Me ne andrò, perdonatemi, buona sorella!... , andate, Lorenzo. Un po' d'aria vi lever

Allora Ugo vedeva l'acqua stagnante di un fossato, tutta sozza di sangue, putrefatta e fangosa: alla superfìcie venivano a scoppiare con flaccido gorgoglio e con lentissimi cerchi alcune bolle d'aria: sotto qualcosa si moveva all'insù: ecco una testa coi capegli impegolati sul volto da una melma verdiccia. Che? si chinava salutando.

Il governatore francese, messer Filippo di Cleves, signore di Ravenstein, tenendo pei nobili antichi, faceva orecchio da mercante; anzi, per non aver da sentire i popolari, se ne andava tranquillamente in Asti. E come avviene spesso negli uffici amministrativi, che quando esce il principale per prendere una boccata d'aria, guizza via il segretario per prenderne due, anche il suo luogotenente Roccabertino colse la buona occasione, per portare un suo reuma in Acqui, a quelle terme salutari. Ma l'acqua bollente ch'egli andava a cercare laggiù, stava per dar di fuori in Genova, dove le due parti si guardavano in cagnesco, e dall'una e dall'altra si faceva gente, per non esser colti alla sprovveduta. Ai popolari si accostava la plebe, gente in gran parte calata dalle ville della Polcevera ai mestieri e alle piccole industrie della citt

Lui partito, durarono i ricreamenti e gli allegri parlari, finchè alcuni cominciarono a provar noia, altri desiderosi d'una boccata d'aria s'affacciavano alle finestre, andando e tornando con uno scarpiccio irrequieto. Gli ufficiali tastavano le loro pipe, bramosi di farle fumare; Bianca aveva negli occhi l'agonia d'andar fuori; di che non si stette guari a far parola d'uscire a diporto.

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