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Aggiornato: 10 luglio 2025
E questo, caro Ojetti, è individualismo, è idealismo dei più schietti e dei più sinceri. E quando io dico che nel D'Annunzio ciò non avviene, o avviene a intervalli, sì che l'organismo dell'opera d'arte ne soffre, non intendo biasimare l'elevatezza del concetto che vorrebbe informare i Romanzi della rosa e i Romanzi dei gigli.
Nunziata Villari per lo più vedeva la vita e trattava le situazioni secondo i metodi di Sardou, Dumas o D'Annunzio. Nino, tornando, doveva trovarla supina in una stanza oscura, colle guancie pallide e con grandi ombre azzurre sotto gli occhi. Oppure, ancora meglio, ella all'arrivo di lui non c'è! E mentre egli si dispera, ecco, ella entra, tornando da qualche folle banchetto, ingemmata e ridente!
Nel suo scritto la questione della lingua e dello stile vien posta da due che hanno nome autorevole, dal Verga e dal D'Annunzio. "Lo stile non esiste fuori dell'idea. Se lo stile consiste soprattutto nella forma della frase, deve adattarsi all'idea, deve vestirla e rivestirla. Quanto più intima sar
Ho detto che nell'Innocente l'influsso dei romanzi russi è passato in seconda linea. Forse dovremmo riconoscerlo un po' nel carattere corrotto e complicato di Tullio Hermil, se la derivazione di esso dall'Andrea Sperelli dello stesso autore non lo giustificasse in qualche modo. L'influsso però è potentissimo nel personaggio di Federico, una specie di Levin tolstoiano. Il D'Annunzio, che abusa delle formole, ne fa un contrapposto al Christus patiens e lo chiama il Cristo della gleba. È infatti un discepolo del Tolstoi, un apostolo di carit
C'è chi si sente commuovere le viscere pei trionfi del D'Annunzio, per le traduzioni dei romanzi del Serao, del Rovetta, del Butti, del Neera? Primieramente questo fatto non ha niente di speciale. È venuta la nostra volta. Passata la moda dei romanzieri russi, dei drammaturgi e romanzieri norvegiani, la curiosit
E cito tutto questo per provare al D'Annunzio l'inutilit
Il problema dello stile e della lingua va proposto come l'ha proposto il Verga. Lasciamo stare se egli lo abbia o no praticamente risoluto; potremo ragionarne un'altra volta. Il Verga crea delle creature vive, di sangue, carne e ossa; il D'Annunzio, finora almeno, ha creato quasi sempre fantasmi di creature, ombre vane.
La lettura non ne è facile come dell'elegante prosa del D'Annunzio e della lucida scuola degli Abruzzesi, ma è una prosa nutrita di studii e di forti riflessioni, che durer
Il D'Annunzio, per inclinazioni particolari del suo ingegno fine, propenso a sensualit
Durante questo tempo, i francesi hanno iniziato per la letteratura italiana contemporanea quel che facevano da un pezzo per altre letterature straniere. Si sono degnati di accorgersi che c'è un po' di buono anche tra noi. Un accademico, che aveva prima scoperto i romanzieri russi, scopriva Gabriele D'Annunzio e lo presentava all'ammirazione del mondo intero, giacchè quando Parigi ammira, per la sua naturale funzione di cervello del mondo, induce tutte le nazioni civili a sentire e pensare come lui. Rivolti, così per caso, gli occhi a quest'umile Italia, meravigliati che avevamo anche noi parecchi poeti, parecchi romanzieri degni della loro curiosit
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