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Aggiornato: 26 ottobre 2025
Guardo alla libreria polverosa.... O poeti, non vi leggo più! penso che anch'io volevo essere romanziero storico: e, dopo il mio amore, romanziere antico. Incominciai col Buondelmonte e finii coll'abbozzo Tisi. Ho qui un vasetto di viole del pensiero. Da sei anni a primavera ho questa gentile compagnia: viole ed illusioni. I miei amici vedendomi, triste, mi dicono per consolarmi: Prendi moglie....
«Forse conosce la creatura» discorreva la mesta «l'arte di mentire l'affetto? forse le ha rivelato il Demonio come si finga una passione che m'inaridisce il cuore, mi sconvolge l'intelletto e mi consuma la vita? Finti gli atti cortesi, finto il lungo ossequiare, il guardo, la voce, l'amplesso, il bacio, finti? Non suonavano le sue parole ebbre di amore, non gli tremavano le membra, non sospirava profondo? Pure mi ha lasciata sola su la via dello spasimo; nè il pensiero dei parenti e del cielo può consolarmi; la mia passione dura più forte di loro. Rispondimi almeno se sei morto, ch'io sappia dove indirizzare il mio gemito: tenga la fossa il suo corpo, lasci libera l'anima, o tenga anche l'anima, pur che la lasci un momento per dirmi che non fingeva, che mi amava; questa apparizione è un baleno di tempo, poi l'abbia per tutta la eternit
Il signor Nicola per consolarmi mi parlava di riforme, di piantagioni, di concimi, e di raddoppiati prodotti mediante le cure necessarie. Introdotto nella mia futura dimora, mi parve scombussolata, rovinosa, sporca, mi metteva tristezza. Il signor Nicola la trovava comoda, facile a ripararsi con poca spesa; buone stanze ariose.
S'avvicinò alla cavalla, accarezzandola sulla fronte; poi salì nel veicolo, prese le redini dalle mani del servo, e quando mi fui accomodato al suo fianco, aizzò Steppa che s'incamminò con grande strepito di ferri sotto l'androne. Hai dormito? domandai. Ho lavorato.... Perchè non lavori anche tu? È una consolazione. Bene, Severino Boezio! E di che cosa debbo io consolarmi? Di tutto....
«Io sentivo che diceva tutto questo per consolarmi; perchè, nel riandare la sua povera storia di dolori, s'era accorto del contrasto penoso tra la mia posizione e quella di Gualfardo: tra me festeggiata, inebriata d'applausi, felice e spensierata, lontana da lui, e quel generoso giovane che lo curava, lo consolava, lo sosteneva nelle difficolt
Saranno i vermi, il medico non sa che cosa ordinarle, ma ci dice di sperar bene. «Questa parola sperare, che dovrebbe consolarmi, mi fa paura, scriveva Metilde; ogni speranza ammette un dubbio, che nel mio caso è spaventoso. La povera bimba è molto esile, delicata, i suoi lamenti che non posso tradurre nè intendere mi mettono alla disperazione.
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