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Aggiornato: 5 maggio 2025
Madlen, inquieta, parlava con l’altra sottovoce, sottovoce... Cosa diceva non so. La sua calda bocca, un po’ crudele, un po’ amara, le sue narici sottili come le fenditure dei bóccioli, vellutate come l’addome delle vespe, mobili ed ebbre, quasichè fiutassero un profumo troppo forte, si andavano avvicinando, avvicinando alla bocca di Litzine...
Eravamo tutte ebbre quando ci separammo». Le etere ad Atene dominarono ed ecclissarono le donne oneste, avevano clienti ed ammiratori, esercitavano un’influenza continua sugli avvenimenti politici, e sugli uomini che vi pigliavano parte.
Adesso non aveva più nè moglie nè figlio. Quel dolce sogno di amore, fra la donna e il bambino, vanito come uno di quei vapori d'autunno sopra i prati montani al primo soffio freddo del vento, lo lasciava più solo di prima. Dopo l'ultimo scoppio di pianto alle parole cortesemente inesorabili dell'illustre clinico, Bice era piombata nel silenzio; non un lamento, un'accusa ingiusta e reciproca, che li sollevasse con un mutamento di dolore. Anch'essa accettava l'espiazione. Il loro amore era stato come una rivincita di anime, ebbre della propria immortalit
né sommo officio né ordini sacri guardò in sé, né in me quel capestro che solea fare i suoi cinti più macri. Ma come Costantin chiese Silvestro d’entro Siratti a guerir de la lebbre, così mi chiese questi per maestro a guerir de la sua superba febbre; domandommi consiglio, e io tacetti perché le sue parole parver ebbre.
Delle intenzioni delle donne, che non si seppero rassegnare a vedere arrestati ingiustamente i mariti e i figli se ne ha la prova in questa circostanza: ebbre di gioia per la liberazione dei prigionieri, s'impadronirono delle armi dei carabinieri, non per adoperarle, ma per condurle in trionfo; e in trionfo condussero sulle loro braccia, baciandolo in volto, un carabiniere che si era mostrato più umano e pietoso verso di loro.
né sommo officio né ordini sacri guardò in sé, né in me quel capestro che solea fare i suoi cinti più macri. Ma come Costantin chiese Silvestro d’entro Siratti a guerir de la lebbre, così mi chiese questi per maestro a guerir de la sua superba febbre; domandommi consiglio, e io tacetti perché le sue parole parver ebbre.
Ugo guardava... La smorta faccia di Oberto non era faccia che egli si potesse dipingere incorniciata di maglia, colla bocca che impreca ai nemici, col naso fiutante la polvere del combattimento, cogli occhi dai lustri audacissimi... Imilda, melanconica e dolcissima, aveva l'aureola dei biondi capegli, le labbra dischiuse al canto amoroso, le nari voluttuosamente ebbre come d'alito profumato, le pupille lente nel sopore placido delle visioni insidiose.
Quando, nei rossi crepuscoli, più ebbre al cielo salivano le canzoni di Tiberiade, e Roma lontana esercitava il suo tirannico potere su tutto il mondo conosciuto, la più splendente cortigiana del Tetrarcato di Giudea, la figlia di Mágdala piena di rosai, si abbigliava come le portatrici d’ánfore per camminare al fianco del pallido Galileo.
«Forse conosce la creatura» discorreva la mesta «l'arte di mentire l'affetto? forse le ha rivelato il Demonio come si finga una passione che m'inaridisce il cuore, mi sconvolge l'intelletto e mi consuma la vita? Finti gli atti cortesi, finto il lungo ossequiare, il guardo, la voce, l'amplesso, il bacio, finti? Non suonavano le sue parole ebbre di amore, non gli tremavano le membra, non sospirava profondo? Pure mi ha lasciata sola su la via dello spasimo; nè il pensiero dei parenti e del cielo può consolarmi; la mia passione dura più forte di loro. Rispondimi almeno se sei morto, ch'io sappia dove indirizzare il mio gemito: tenga la fossa il suo corpo, lasci libera l'anima, o tenga anche l'anima, pur che la lasci un momento per dirmi che non fingeva, che mi amava; questa apparizione è un baleno di tempo, poi l'abbia per tutta la eternit
Quando, nei rossi crepuscoli, più ebbre al cielo salivano le canzoni di Tiberiade e Roma lontana esercitava il suo tirannico potere su tutto il mondo conosciuto, la più splendente cortigiana del Tetrarcato di Giudea, la figlia di Mágdala piena di rosai, la etera che negli alti palazzi dalle sale di cedro aveva udito parlare del pallido Nazzareno, scendeva per le strade maestre a camminare coi sollevatori di plebe, con l’uomo che il folle Giovanni aveva detto essere il liberatore da tutte le miserie della vita.
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