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Il ritorno dei Torre Vivaldi a Genova fu salutato come un fatto di rilievo. La donna, vissuta nella solitudine del convento, era a mala pena conosciuta di nome; però la sua sfolgorante bellezza, circondata da tutti gli agi del suo grande stato, destò l'ammirazione universale, più manco di una cometa sopraggiunta d'improvviso nel nostro sistema planetario. Tutti fecero a gara per avvicinarsi alla bella Giunone dell'Olimpo ligustico, e beati gli Dei e semidei, ai quali lo stato loro, i titoli sonanti e la larghezza del censo, consentivano di starle vicini ed entrare in dimestichezza col fortunato Giove. Il quale lasciava ammirare, lasciava corrersi la gente dattorno; accoglieva tutti, faceva buon viso ai giovani, come ai maturi. Più tardi ci occorrer

Io stimo non vivere persona al mondo che sappia sostenere la sciagura senza gemere, quanto la figlia di Manfredi: ma la sciagura, comunque tu la sopporti, è pur sempre sciagura.» ¹ Questa cometa apparve nell'agosto del 1264 e si fece vedere fino a novembre.

Era deciso! Voleva cacciarselo nel petto, voleva farla finita. La cometa era l

Era a vedersi una scena faceta Marfisa mezza ignuda con la spada, che passeggia fanatica inquieta, e Ipalca spaventata, che la bada e che la guarda come una cometa, non intendendo il fatto come vada; ma finalmente ardita le chiedeva la ragion del furor che l'accendeva.

«La cometa! L'astro della mia rovina!» e cade privo di sensi a terra. Rimane a lungo, molto a lungo privo di sensi. Il cavallo si è coricato al suo fianco, ed ansa; ha la bocca aperta; la lingua ne esce penzoloni, inaridita; gli occhi si spengono; la povera bestia è prossima a morire di stanchezza, d'inedia, di sete. Il capo si desta.

Mentre stringeano l'itale contrade le tenebre del secolo undecimo, a Stefanago regnava Stefano II, il più fiero della famiglia e il più valoroso. Era detto il Rosso pel colore della sua bandiera e de' suoi ricciati capelli. Era uomo rabido, feroce, d'animo ardito, intraprenditore, fosco: ruotava lo sguardo qual sinistra cometa, e pari a suono d'acqua cadente, rauca e fiera mandava la voce.

Da principio non riesce a raccogliere i pensieri; sono così confusi; ma poi vede sopra di il cielo stellato; vede la maestosa luna; vede la cometa. Ma alla luce lunare l'astro minaccioso ha perduto parte del suo terrore; la sua luce è sbiadita tanto. Pure ciò non reca conforto al capo. Egli guarda la cometa, con un infinito spavento. È certo di essere perduto.

«Figlia di Manfredi, il nemico non ha mai vedute le spalle del vostro genitore: se non avremo la pace, avremo la vittoria.» «Amen, Gismonda, amen. Ma vedi quella cometa lassù nell'orizzonte, che sorgendo da oriente percorre il cielo verso occidente, e si ferma sopra di noiHai tu inteso quello che ne dicono gli astrologhi? Ella è certo segno di morte di Re, e di tramutamento d'Imperii.

Il sole era alto ed innondava il deserto di sua luce gialla, festosa, calda, e a quella luce egli vide attorno a degli uomini sbarbati, nell'odiato costume romano, udì le loro risa di scherno e si vide strette le mani da pesanti catene. La predizione della cometa si era avverata. Era prigioniero, era schiavo. Cercò di spezzare quelle catene; invano.

Il Duce franco intanto volse un'ala del suo esercito sopra Casteggio, e mentre parea tutto occupato nel dargli l'assalto, mentre dalla cima grondava su lui una pioggia di fuoco, ecco vola per l'aere aperto l'artifiziale cometa, e Marcellina che di soppiatto e mentre niuno sel curava avea salita la torre, mise improvvisamente a suono i sacri bronzi.