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Aggiornato: 24 giugno 2025
Chiudo la mia notizia sui poeti di Roma, i cui nobili tentativi ed i buoni successi ho seguìto con amore per più anni, come ospite, mandando loro il saluto e l'augurio fraterno dell'amico, attraverso le Alpi, sulle rive del Tevere... Noi siamo tutti davvero, come dice la canzone popolare romana, tanti rami d'un tronco solo, tante fiamme d'un solo incendio!
Allora me ne vado tutta sola nella mia camera, e sto per ore ed ore sdraiata in una poltrona, fingendo di dormire per non essere seccata. Ma non dormo affatto, sai, no; chiudo gli occhi per vederti.
Torno adesso dalla Pretura. Mio Dio! Come mi spaventa il mondo reale, il mondo della prosa, dei bisogni, degli affari. E mi chiudo nel mio studiolo: apro il mobiletto.... Oh mondo delle mie illusioni, della mia poesia, del mio cuore! Come mi sento felice!
l’alato onniforme pensiero a la folla dispersa su mari su terre fraterne; ti chiudo in me sola, minuto di vita universa, lanciato a le tènebre eterne: io centro del cosmo, regina de gli atomi erranti, respiro, adorando, i fulgori di tutti i tuoi raggi, la gioia di tutti i tuoi canti, l’aroma di tutti i tuoi fiori. La Terra Madre chiama.
È solo nell'immortale pensiero umano che la bellezza e la giovinezza della natura diventano pure immortali. Se chiudo gli occhi vedo vivo in me il fiorellino bianco quale Topler seniore e il signor Treuberg me lo fecero osservare nelle prime frescure dei faggi.
Non solamente sempre agiaccio e sudo Ma mille & mille morti pato alhora E quel che dentro il tristo petto chiudo A chi sa legger mostrolo di fora Moro dognhor, ne son de vita nudo E questo morir sempre, più me accora Che s'io facesse un fin solo, e non cento Saresti alegra, & io fuor di tormento
Nella letterina accompagnatoria la contessina Polony diceva: «Caro Cresti, mi dicono che stamattina io ho pronunciato parole dure e scortesi contro il migliore de' miei amici: e devo pur credere, perchè non posso dubitare de' testimoni. Ma io non ho coscienza di nulla, glielo giuro, mio buon amico. Quando mi hanno richiamata ai sensi, tornai in me stessa come chi si sveglia da un sogno grave e fastidioso, di cui conserva l'impressione e lo spavento, ma non ricorda più i particolari. Flora, sveglia nella sua coscienza, non avrebbe mai osato dire una parola cattiva al suo buon Cresti, all'amico di casa, al benefattore, proprio in un momento in cui stava scrivendo la lettera che chiudo in questa. Non è tutta la risposta che le dovevo e non trovo opportuno questo momento per darla: forse nemmeno lei la vorrebbe da me in queste condizioni: ma glie la mando come un documento per dimostrarle, mio tenero amico, che se una parola cattiva è uscita da questa bocca, non è Flora che l'ha detta, ma una febbre o una suggestione misteriosa, che mi tolse ogni responsabilit
Vile, volevate dire? Sì, ditemi pure che sono un vile. Sfuggo almeno al ridicolo. Non getto alle turbe il segreto delle mie debolezze. Mi chiudo in questa solitudine della mente e del cuore. Ho l'apparenza della felicit
Non mi muoverò di qui disse senza aver avuto una spiegazione con vostra figlia. Il suono della sua voce, il suo contegno energico imposero alla popolana: ella amava la franchezza, il coraggio. Ebbene, attenda un momento che chiudo il negozio replicò più calma non mi piace far sapere i fatti miei a nessuno...
La sera, dopo che vi ho lasciata, quando entro in casa, ancora tutto pieno della vostra immagine, rimango qui solo per delle ore, ripensando i nostri colloquii, e chiudo gli occhi e vi rivedo e risento la vostra voce, e respiro la fragranza che reco con me negli abiti dal vostro salotto. Oh! questa stanza vi conosce come una vecchia amica, sa il vostro nome, me l'ha inteso ripetere tante volte!
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