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Aggiornato: 27 giugno 2025
Ma i colleghi, deliberati a fare il colpo, che lo minacciavano caso non volesse cooperarvi, gli facevan paura anch'essi. Fra' due pericoli scelse per minor male il più remoto; e si obbligò ad esser complice dell'attentato.
Ma i due nemici re tuttavia sceneggiavano. Pietro, di Sicilia commise ad Alfonso in Aragona, che scegliesse i campioni; che ne scrisse poi cencinquanta, perchè in ogni caso non mancassero i cento; ed eran Catalani, Aragonesi, Italiani, Siciliani, Alamanni, e anco un figliuol del re di Marocco, disposto a convertirsi alle fede di Cristo se n'uscisse con vittoria. Carlo dal suo canto fabbricar facea a Parigi cento armadure finissime; e, partitosi da corte di Francia, tutto ordinava al duello, o a farne mostra; e raccolse infino a trecento campioni, per la ragion medesima dell'avversario; che de' cento primi, sessanta eran Francesi, Provenzali il resto. Vi si pose in lista ancora Filippo; e a tutti i suoi baroni comandò si trovassero al duello : onde tal romore ne corse per lo reame, che in ogni luogo la nobilt
Il libro, che Gino Malatesti non aveva punto dimenticato, era stato scelto tra i più innocenti della libreria delle Vaie. Figuratevi che era il Novellino, in una piccola e modesta edizione di Parma. Non dava molto impaccio al portatore, e non c'era caso che gli si vedesse far grinze di fuori, al petto della giacca.
Nella sua raccolta di romanzi contemporanei italiani, l’editore Brockhaus accoglie, per la seconda volta, l’opera d’un pistoiese. La scelta non è fatta a caso. Come la Montagna Pistoiese è forse, con la Montagna sanese, il luogo d’Italia ove si parla più schietta, più viva, più poetica la nostra favella, così è lecito supporre che i più efficaci scrittori di questa favella abbiano a ritrovarsi fra pistoiesi e sanesi. Giuseppe Tigri è nato in Pistoia nel 1806; nè solo nacque in Pistoia, ma vi si educò giovinetto, v’insegnò lettere, finch’ei venne dal governo italiano nominato ispettore delle scuole elementari per la sua provincia nativa. E alla sua citt
Con un vocabolario di ottantaseimila parole! Sta zitto! interruppe il Ferrero, che voleva ingrazionirsi col figlio del ministro. Il signor Conte ha ragione, e tu gli scambi la tesi. Sicuro, c'è molta roba nel vocabolario; ma a che serve, se è lingua morta e ciarpame? Infatti, è proprio questo che volevo dir io; ripigliò il signor Conte, inchinandosi. Ed ecco un esempio che fa al caso nostro.
Talvolta ci si rimane. In uno su mille, su diecimila, e, ancora, è una disgrazia, un caso fortuito come se ti casca un comignolo sul capo. Ma, insomma, perchè ti batti? Siede. Se dovessi dirtelo esattamente, non lo saprei. Ho dei ricordi confusi. So che è per una sciocchezza. Una discussione, fattasi vivace ad un tratto.... Dove? Alla Scala. Ieri sera? Sì, nel ridotto. C'era gente, naturalmente?
La donna non ha potuto uscire che alle dieci e mezzo: lo sai bene! Sempre così. Non c'è caso che mi si voglia capire. Quando dico le undici, intendo dire le undici: se comando la colazione per le undici, è proprio per le undici che voglio fare colazione. Come parlo? parlo turco? parlo indiano? LA SIGNORA. Dopo tutto, non sono che le undici e venti, sai.
«È assai strano,» rispondeva quel senatore, «sentite: è uno dei fogli trovati stasera nella gola del leone.» «Un'accusa?» «Un'accusa.» «Contro chi?» «Sentite. Se l'eccelso consiglio dei Dieci avesse a suo tempo tenuto d'occhio a ciascun passo del glorioso ammiraglio, a quest'ora ne saprebbe di belle.» «Oh!... questa è curiosa!» «Non c'è altro?» «No.» «Il caso è molto strano.»
Verdiana, voi siete la erede vera della Sibilla Cumana. Come poi successe il caso dell'Asino tornato, e del danaro cresciuto potranno sapere tutti coloro, i quali si compiaceranno leggere il veniente capitolo.
Volevo ragionare, volevo. Fabrizio Ma che ragionare! Abbiamo assodato che quella somma fu esaurita?... Pietro Sissignore. Fabrizio E non ne parliamo più. C’è stata qualche altra spesa che per caso abbiate dimenticata? Pietro Siete d’una delicatezza degna del nome che portate. Un momentino. Fabrizio
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