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Aggiornato: 11 maggio 2025
Si avvicinò, tenuto a braccetto dal cavaliere Carletti, che mostrava un'aria da conquistatore nell'atto di domandare il trionfo. La marchesa aveva accanto un pezzo grosso, di quei che non ballano, e che si possono piantar lì quando faccia comodo. Anche questa era intelligenza sopraffina, di mostrarsi stanca del ballo e di mettere gli importuni in dirotta.
Nell'impresa a lui commessa dalla bella marchesa di Rocca Vignale, il Carletti non ci vedeva niente di strano, e, così com'era stato condotto il discorso, doveva credere che alla signora gli fosse saltato il ticchio di conoscere il primo oratore della Camera, come in ogni altra occasione le sarebbe saltato quello di farsi presentare il tenore che filava così bene lo «Spirto gentil» al teatro Regio, o un autore applaudito, un saltimbanco celebre, un poeta estemporaneo, un famoso scapestrato, un ambasciatore, un direttore di cotillon, od altro dei beniamini della gloria d'un giorno.
Finalmente, un anno circa dopo le nozze, nasceva, non un maschio, ma la mia cara bimba, che il reverendissimo Monsignor Canonico Don Giuseppe Carletti teneva al sacro fonte battesimale, imponendole il nome di Giuseppina. Tutti dicevano che era belloccia, a me pareva un angelo addirittura, e non mi saziava mai di guardarla, compiacendomi con mia moglie di tanta delizia.
Il Guerrazzi ne scrisse al signor Corsi, affinchè egli, che lo doveva sapere, dicesse al signor Carletti s'egli durasse in esilio per rancore, per quale altra cagione ei vi durasse, e il signor Corsi rispose: «ho scritto al signor Carletti pregandolo a rettificare i suoi giudizii, «e spero che lo far
A patto di presentazione; rispose. Benissimo; gridò il cavaliere Carletti; ed io son certo che Ella non si pentir
Ariberti era uomo, e l'incenso non gli dispiaceva, anche a costo di sentirsi rompere l'incensiere sul naso. Con chi ho l'onore di parlare? dimandò egli allora, atteggiando le labbra ad uno dei suoi più dolci sorrisi. Il cavaliere Carletti di Montalero; non si ricorda? Ho avuto il bene d'intrattenermi con Lei nell'atrio del palazzo Carignano, insieme col mio amico...
In quel momento vidi un uomo ben tarchiato che veniva verso di noi, con un cappello a larghe falde, una giubba di fustagno e calzoni simili che entravano negli stivali. Mi venne incontro con faccia aperta dicendomi: Di chi domanda? Del signor Nicola Bruni. Sono io.... Venga avanti. Io sono Daniele Carletti, nipote di Monsignor Giusep....
Però le continue irose e disoneste contumelie da un lato, e le scarse parole di sdegno dall'altro misero in sospetto il popolo che domandava la causa per la quale stesse assente il Guerrazzi; allora cangiato tenore si andò spargendo ch'egli intorato nei suoi rancori preferiva tribolarsi nel tedio dello esilio al vivere in pace con gli emuli suoi; nè solo si disse, ma si fece scrivere, e per renderlo più credibile da persona fin lì mostratasi parzialissima al Guerrazzi. Questi fu il conte Mario Carletti nella sua storia di quattro mesi in Toscana; e pure questo stesso Conte Mario scriveva al Guerrazzi il 4 maggio 1859: «Prima che mi pervenisse la grata sua conosceva la risoluzione da lei fatta di non rientrare per adesso in Toscana. Ammirai la generosit
Scusi, cavaliere; ripigliò il Carletti, che non era un grullo e voleva con qualche arguzia temperare la difficolt
Quando entrò la signora Giovanna seguita dall'Agata, egli si alzò per le presentazioni, e mi disse: Mia moglie... mia figlia... poi rivolto a loro, il signor Daniele Carletti, nipote di monsignor Canonico, e futuro maestro del nostro villaggio. Io feci le mie riverenze, e le signore i soliti complimenti; e sedemmo tutti in circolo a parlare di mille cose.
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