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Aggiornato: 26 giugno 2025


Ché se l'affecto della mia caritá, la quale per mezzo di lui vi mostrai, fusse alora terminata e finita in voi, voi non sareste, perché sète facti per amore: se l'amore fusse ritracto a me, che Io non amasse l'essere vostro, voi non sareste. Ma l'amore mio vi creò, e l'amore mio vi conserva.

E per questo ha ordinato la mia caritá che vi sia ministrato el Sangue e 'l Corpo de l'unigenito mio Figliuolo tucto Dio e tucto uomo. E passato el ponte, si giogne a la porta, la quale porta è esso ponte, per la quale tucti vi conviene intrare. E però disse Egli: «Io so' via, veritá e vita.

Perché neuno bene può essere facto se non nella caritá mia e del proximo; e, se non è facto in questa caritá, non può essere veruno bene, poniamo che gli acti suoi fussero virtuosi. E cosí el male anco si fa con questo mezzo per la privazione della caritá.

Questo dimostrò Paolo quando disse: «Se io avesse lingua angelica, sapesse le cose future, desse il mio a' poveri, e dessi el corpo mio ad ardere, e non avesse caritá, nulla mi varrebbe». Mostra il glorioso apostolo che l'operazioni finite non sonno sufficienti a punire a remunerare senza il condimento dell'affecto della caritá.

Se non come la donna che ha conceputo in il figliuolo, che se ella non il parturisce che venga dinanzi a l'occhio della creatura, non si reputa lo sposo d'avere figliuolo; cosí Io che so' sposo de l'anima, se ella non parturisce il figliuolo della virtú nella caritá del proximo, mostrandolo, secondo che è di bisogno, in comune e in particulare, come Io ti dixi; dico che in veritá non avará conceputa la virtú in .

Perché dixe «o due o tre»? perché non sono due senza tre, tre senza due, tre due senza piú. Uno è schiuso che Io sia in mezzo di lui, perché non ha seco compagno che Io possa stare in mezzo, e non è cavelle; però che colui, che sta ne l'amore proprio di , è solo perché è separato dalla grazia mia e dalla caritá del proximo suo.

E chi mel dimostra? la tua impazienzia che tu hai verso di me quando Io ti tollesse la cosa che tu molto ami, e il dispiacimento che tu hai al proximo tuo quando ti paresse ricevere alcuno danno temporale da lui, e odiandolo e bastemmiandolo ti parti dalla caritá mia e sua.

E perché delle pene, che debba portare il proximo mio, io per li miei peccati ne so' cagione, però ti prego benignamente che tu le punisca sopra di me. Come l'operazioni finite non sono sufficienti a punire a remunerare senza l'affecto de la caritá continuo.

Or vedi, figliuola, con quanti e diversi peccati essi mi percuotono, e spezialmente col miserabile e abominevole amore proprio di loro medesimi, unde procede ogni male. E questo male fanno col mezzo della creatura, separati e divisi da la caritá del proximo, perché me non hanno amato, il proximo non amano, però che sonno uniti l'uno e l'altro insieme.

Poi che mostrato l'ha generalmente a ogni creatura che ha in ragione, per affecto di caritá, come decto è, ed egli soviene quelli da presso, secondo diverse grazie che Io gli ho date a ministrare: chi di doctrina, cioè con la parola consigliando schiectamente senza alcuno rispecto; chi con exemplo di vita. E questo debba fare ogniuno, e dare edificazione al proximo di sancta e onesta vita.

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