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Aggiornato: 13 ottobre 2025
AMASIO. Le carezze che mi fa mi conducono alla strada della morte. Balia mia, pensa al mio male, ché beata te! BALIA. Vivete sicuro che per amor vostro un poco il cervello ho in volta, ché son rissoluta che il vostro desio giunga a felice fine. AMASIO. Ecco dieci altri scudi: tutte le mie speranze son volte a te. Vanne in buon'ora. BALIA. Restate felice.
I due bimbi agitano le mani in segno di esultanza e prevengono coi baci le carezze del padre... Perchè mai la gentile fanciulla non si leva dagli erbosi tappeti per lanciarsi nell'amplesso paterno?....
Potrebbe raccontare di sè cose mirabili: tace, sorride, abbandona alle carezze i serici capelli color di rame, così fini ed elettrici che d
FRONESIA. Passo ogni giorno quasi dal suo palazzo e bene spesso vado sú da la madre. E, per tuo amore, sempre mi viene in contra e mi saluta e fa carezze. Ed ivi di continovo usa colei; che avrá forse giá detto di quella subbitezza. LÚCIA. E questo pensi che l'avrá detto a lui? FRONESIA. Forse che sí. Ma, quando ne li avesse ancora detto, farem cosí.
PANIMBOLO. A te ho detto quanto bisogna far per non esser appiccato. LECCARDO. A tutti doi voi io lo posso insegnare. DON FLAMINIO. Che dici eh, Leccardo mio? LECCARDO. Che volete che dica? tanti presenti, tante carezze, tante promesse farebbono pormi ad altro pericolo di questo; ma lassami retirar in consiglio secreto. Leccardo, consiglia un poco te stesso: sei in un gran passo.
Sotto la pergola azzurra ove le stelle felici vengono ad assopirsi, al crepuscolo, a due a due, in luminoso abbraccio... i nostri baci furono fitti... sì fitti e sì tenebrosi, che tutte le mie sere future ne furono oscurate!... Avidamente io bevevo la tua carne ferita e ferocemente ammucchiavo, a forza di carezze, gioia rossa come un alcool ed oblio nelle tue vene profonde: Prendi! Prendi la mia volutt
No, no, Paolo! Che fai?... Finiscila, gridava Fulvia, un po' scherzosa, poi un po' irritata, sotto le sue carezze. Egli pareva non udirla; eccitato anzi dalla resistenza, la stringeva vie più forte a sé, inveiva vie più forte su di lei con i baci. Ma è troppo presto, fanciullo... Lasciami! disse, scoppiando in una risata stridula, donna Fulvia.
Una bella bambina di cinque anni entrò nella stanza dov'erano Teresa e Lucia, e s'ebbe carezze dall'una e dall'altra. Era una brunettina fresca e vivace. Quella ragazzina con una sorelluccia e un fratellino più piccoli di lei, erano i figliuoli di Lucia e di Giuseppe Monti suo marito.
Oh, Signore, Signore, non vedrò più la mia Bebè d'una volta? esclamava Diana dopo aver tentato inutilmente con celie, con fiabe, con baci e sorrisi e carezze di rasserenare quella piccola fronte.
Un turbamento giovanile, pari a quello della vergine che ode parlar d'amore, lo deliziava inconsapevolmente sotto le carezze delle due bambine, e un profondo rispetto, quasi un senso di adorazione, si impadroniva di lui via via che le piccine dimostravano cogli atti ingenui di attendere tutto da lui, per cui sentiva di dover esser loro ad un tempo padre, madre, asilo, sicurezza, fede.
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