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Non aveva pensato a quel particolare; veramente non aveva pensato di dover trovarsi mai a conversare con una persona che non fosse Filippo; e ora, se la Teobaldi avesse scoperto ch'ella non aveva l'anello nuziale, avrebbe capito tutto. Ah, lei canta! disse. Si decise.

Era intagliato nel marmo stesso lo carro e ’ buoi, traendo l’arca santa, per che si teme officio non commesso. Dinanzi parea gente; e tutta quanta, partita in sette cori, a’ due mie’ sensi faceva dir l’un ‘No’, l’altro ‘Sì, canta’. Similemente al fummo de li ’ncensi che v’era imaginato, li occhi e ’l naso e al e al no discordi fensi.

Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifa` santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo,

Che epopea canta la natura sotto i baci dell'amore! Che ville, che fiori, uccelli, insetti iridati, brezze imbalsamate, mare di cobalto! quante memorie solcano quel golfo!.... E l'uomo? Continuiamo. La metempsicosi di Bambina. Due parole di politica Due parole soltanto! Dopo ciò che ho visto in tutto il resto di Europa, avrei torto di esser severo coi miei compatrioti.

Certo, come italiano io avevo il dovere di sapere cantare e cantare canzoni napoletane. Canta, bell'italiano! diceva. Anche «bello» vi diceva? Era nient'altro che un epiteto ornativo: tutto ciò che era in Italia godeva di questo aggettivo, eccezione fatta dei bottegai. Povera e buona signora!

Astolfo con costui levò le some, per ritrovarsi ove la Fama canta, che d'intorno n'ha piena ogni orecchia, ch'in Damasco la giostra s'apparecchia.

turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che 'l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e piu` che di viole colore aprendo, s'innovo` la pianta, che prima avea le ramora si` sole. Io non lo 'ntesi, ne' qui non si canta l'inno che quella gente allor cantaro, ne' la nota soffersi tutta quanta.

Via! di codesta donna marchesaccia siamo stufi. C'è una bella scapigliata, con grand'occhi acuti, senza rimario sotto le ascelle, senza svolazletti, la penna d'oca e l'elmo di Minerva, c'è una giovinetta che s'asside anche all'ombra delle vele, viaggia coi marinai e mangia il pane duro, conta i soldi e canta Dio e il mare. È la vera poesia.

Canta la Morati, con una vocina da soprano che innamora, e un buon gusto, poi, un buon gusto... E la Roccanera! Quella fa bene ogni cosa; canta, e si accompagna sul cembalo in un modo!..... Gli occhi della signora Argellani si rabbuiarono, al ricordo di quel nome di donna.

Anche nel Zenith canta: Les paradis s'en vont; dans l'immuable espace Le vrai monde élargi les pousse ou les dépasse. Nous avons arraché sa barre