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Così la madre al figlio par superba, com’ ella parve a me; perché d’amaro sente il sapor de la pietade acerba. Ella si tacque; e li angeli cantaro di sùbito ‘In te, Domine, speravi’; ma oltre ‘pedes meos’ non passaro. come neve tra le vive travi per lo dosso d’Italia si congela, soffiata e stretta da li venti schiavi,

Cosi` la madre al figlio par superba, com'ella parve a me; perche' d'amaro sente il sapor de la pietade acerba. Ella si tacque; e li angeli cantaro di subito 'In te, Domine, speravi'; ma oltre 'pedes meos' non passaro. Si` come neve tra le vive travi per lo dosso d'Italia si congela, soffiata e stretta da li venti schiavi,

turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che 'l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e piu` che di viole colore aprendo, s'innovo` la pianta, che prima avea le ramora si` sole. Io non lo 'ntesi, ne' qui non si canta l'inno che quella gente allor cantaro, ne' la nota soffersi tutta quanta.

Partitomi con una barca, a marina a marina giunsi a Rissa, nel qual luoco mi abbattei in un ciaus venuto da Samsum per canevi, il quale non ne avea potuto trovare per 600 miglia di paese che avea scorso più di 130 cantari, e li aveva pagati con 200 aspri il cantaro, che prima li aveva per 80, e mi disse che non era filo da poterne far per una gomena, et avea comandamento di andare in Georgia e Circassia, ma per dubio di quelli corsari, si ritornò.

Fate venirne un cantaro e mandatemeli. Voi ci direte poi il prezzo. Io mi stimo fortunatissimo, signor commissario, di rendervi servigio, rispose l'infelice taglieggiato, ritirandosi.

turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che ’l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e più che di vïole colore aprendo, s’innovò la pianta, che prima avea le ramora sole. Io non lo ’ntesi, qui non si canta l’inno che quella gente allor cantaro, la nota soffersi tutta quanta.

turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che ’l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e più che di vïole colore aprendo, s’innovò la pianta, che prima avea le ramora sole. Io non lo ’ntesi, qui non si canta l’inno che quella gente allor cantaro, la nota soffersi tutta quanta.

Così la madre al figlio par superba, com’ ella parve a me; perché d’amaro sente il sapor de la pietade acerba. Ella si tacque; e li angeli cantaro di sùbito ‘In te, Domine, speravi’; ma oltre ‘pedes meos’ non passaro. come neve tra le vive travi per lo dosso d’Italia si congela, soffiata e stretta da li venti schiavi,

turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che 'l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e piu` che di viole colore aprendo, s'innovo` la pianta, che prima avea le ramora si` sole. Io non lo 'ntesi, ne' qui non si canta l'inno che quella gente allor cantaro, ne' la nota soffersi tutta quanta.

T. Com'a te aggrada: io ad ascoltare intendo. D. Fra i primi che cantaro in riva al Tebro de la bella Tirrenia fu un pastore d'antico sangue e di gente Latina, e nel cui nome suona la sua gente e del cui canto ancor, e del cui suono, suonan le trionfali e altere sponde. Arse colui per lei lunga stagione: e ancor dolcemente ne sospira.