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Rimaneva a Venezia, schivando gli inviti, passando mezza giornata al Circolo dell'Unione, dove mancavan gli assidui, e l'altra mezza in casa, dove s'occupava lunghe ore a leggere libri e riviste su tutti gli argomenti; la sera usciva in gondola pel Canalazzo o pel canale della Giudecca, lontano dai rumori e dalla luce.

Col nero e lungo sguardo e con l'arcana Vaghezza del sorriso che indovina, Con la raccolta sua chioma corvina E col caldo pallor che il viso emana, Ella sembra venuta da lontana Festa opulenta dove fu regina. Gemma salvata dalla gran rovina Della passata gloria veneziana. Ma per lei si vorrebbe altra cornice: L'antico Canalazzo pien di festa Al tempo di Venezia imperatrice.

Camminarono presto, in silenzio, portando il peso della muta ironia balenante negli occhi di quelli che li incontravano o si fermavano a guardarli. Loredana non interrogò; andavano, chiusi nel loro pensiero tempestoso, in preda a mille dubbii; salirono il ponte di ferro, gettarono una occhiata al Canalazzo verdastro con chiazze gialle, oltrepassarono l'Accademia, e ad un tratto Adolfo disse: Entriamo qui. Non ci sar

Ed è un suono di musiche allegre, un vociare confuso, uno strepito di remi che si urtano, di ferri che cozzano, di carene che scricchiolano. Indi cala lento lento il crepuscolo, la folla si disperde, il rumore a poco a poco svanisce, e il Canalazzo ritorna nell'usato silenzio.

La fulgida visione disparve, e di a poco s'intese il cannone che annunziava la partenza dei regatanti dalla punta dei Giardini pubblici. Un lungo mormorio corse attraverso la folla accalcata sulle due rive del Canalazzo; poi si fece uno di quei silenzi solenni in cui si sente palpitare il cuore d'un popolo. Oggi scaduta dalla sua importanza, la regata era fino a trent'anni fa lo spettacolo favorito dei Veneziani. A ogni modo, essa era ed è sempre lo spettacolo popolare per eccellenza. La lotta dei gladiatori in Roma antica, la corsa dei tori in Ispagna trovano forse una maggior partecipazione in tutte le classi sociali, ma nessuna festa scuote più vivamente le fibre della moltitudine. Quanto tempo prima se ne discorre nei traghetti, per le osterie, nelle case, nei trivii, quanto tempo dopo si continua a parlarne! E il giorno della prova, mezza Venezia si spopola per riversarsi sull'altra met

Filippo non seguì oltre la conversazione; s'avvicinò a uno dei poggiuoli, gettò un'occhiata distratta in Canalazzo, dove non passava che una gondola lenta. Quei discorsi, quegli accenni a persone e ad abitudini familiari, quelle amiche, tutto lo noiava.

Fermi in questo, non volendo darsi a conoscere a nessuno prima di incontrarsi in lui, dovettero durare qualche fatica per ritrovarlo. Cominciarono perciò a frequentare i luoghi pubblici, i ridotti, le sale, i banchetti che di notte si davano sulla piazza di S. Marco, sulla riva degli Schiavoni, alla Giudecca, al Canalazzo; poterono anche introdursi nelle sale del doge, che in quel tempo era Leonardo Loredano, e col

Tornarono nel salotto, tappezzato di stoffa antica, giallina ad arabeschi tenuemente rosei, che un raggio di sole, penetrando dal balcone prospiciente il Canalazzo, sembrava cospargere d'una imponderabile polvere d'oro. Ada de Idris, ripreso un discorso interrotto dall'arrivo di Filippo, parlò della campagna.

Pel vicino Canalazzo passava una gondola e il barcaiuolo con voce sonora gridava: Viva San Marco! Gridano: Viva San Marco! Vi...va San Ma...a...rco? ripetè a mezza voce Leonardo fermo sulla soglia. To...o...rna la Serenissima? Chi può dir nulla?... Se ne vedono tante.... Buona notte, signor conte. E la pattuglia si ritirò.