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Aggiornato: 29 giugno 2025
E con Gigi parlava spesso di Bruno e gli faceva leggere le lettere di lui che giungevano con frequenza dalla Francia prima, poi dalla Germania, poi dal Belgio, e infine ancora dalla Francia. Ma veda come scrive benino! diceva. Segue tutti i miei consigli: si capisce che studia. Suo padre gli ha trovato finalmente maestri italiani; pare che suo padre si sia un po' calmato.
«Le cose furono intese appuntino, ed il giorno dopo doveva aver luogo il combattimento. Appena calmato un poco il bollore del sangue, nel signor Carlo era tosto entrato gi
Il conte poteva appena contenersi; nullameno, mentr'essa parlava, entrambi stavano attenti ai suoi discorsi. Calmato alquanto il di lei spavento, Montoni pregò il conte d'ordinare ai gondolieri di tornare addietro, promettendogli un abboccamento particolare; Morano aderì senza difficolt
Paolo Herz è libero. Egli ha perduto sua madre, essendo ancora giovanissimo: un orfanello di sedici anni. Dopo nove anni, avendone Paolo venticinque, gli è morto il padre. Da undici anni, quindi, egli è solo, nella vita: ha lontani parenti, che poco conosce e non vede mai; ha qualche amico buono, ma l'amicizia loro non è nè profonda, nè esclusiva. Egli ha amato più sua madre che suo padre, mentre è stato amato moltissimo da ambedue, come figliuolo unico. La morte di sua madre, sparita assai giovane e bella, ha colpito l'adolescenza di Paolo, di un dolor folle, con lunghe crisi nervose e intervalli paurosi di stupefazione, in cui è parso naufragasse la sua salute e, forse, la sua ragione: suo padre ha dovuto condurlo a fare un lunghissimo viaggio, di due anni, nei paesi più lontani: ma il figliuolo, calmato l'impeto angoscioso, ha conservato un rimpianto inconsolabile, la nostalgia di quel fido seno materno su cui appoggiava così volentieri il capo. A Paolo Herz è restato, dall'adorazione per sua madre, una invincibile inclinazione a tutte le delicatezze muliebri, un bisogno di tenerezza quasi morboso, un desiderio di blande e innocenti carezze, una necessit
Egli aveva figli adulti, credeva più che mai possibile conseguire il da lui vagheggiato momento. Ventisette anni di lunga aspettativa non ne avevano calmato il desiderio nè dileguate le fallaci speranze. Aveva deciso partire.
Ah, no, no, no!... Questo è un tiro di quel farabutto del Frascolini! esclamò Giorgio calmato il primo impeto, e si strinse nelle spalle e stracciò la lettera. Un uomo onesto, un uomo che si rispetta, non tiene nessun calcolo delle lettere anonime pensava fra sè. Certo; doveva averla scritta il Frascolini, per vendicarsi d'essere stato messo alla porta!... Canaglia, buffone!... «Andate alle due dal vostro amico, il marchese Giacomo di Vharè, se vi sta a cuore l'onor vostro e quello della vostra famiglia!...» Ha proprio trovato, l'imbecille, chi ci casca nella rete. Ma... con che scopo mi scrive così? Anche ammesso che io fossi tanto gonzo, una volta che ci andassi, che cosa avrebbe ottenuto?... Così, a poco a poco, senza accorgersene, cominciò ad essere inquieto. Di sua moglie era sicuro; per altro, con quella lettera, si voleva alludere a lei. Ripetè seco stesso che sarebbe stato un vile, peggio del Frascolini, se avesse dubitato di sua moglie, per una lettera anonima. Di sua moglie era sicuro, non arrivava nemmeno a concepire un dubbio così mostruoso; ma, ad ogni modo, perchè si scrivesse a lui in quella forma, perchè lo si volesse fare andar lui, quel giorno, dal Vharè, chi scriveva doveva aver preso un qualche equivoco. Giorgio era sicuro di Lalla, tuttavia lo turbava quel nome del Vharè, messo lì per eccitare la sua gelosia. Perchè avevano scelto il Vharè?... proprio il Vharè? Dunque si era detto in giro che costui faceva la corte a sua moglie?... In conclusione, quella lettera cominciava a fare il suo effetto, e gi
Calmato da questa promessa, che faceva a sè stesso, si diede a pensare al modo di mantenerla, e trovatolo si coricò di nuovo e dormì fino a ora tarda, di quel sonno tranquillo che è falso dire sia riserbato soltanto ai giusti, mentre Maria non riuscì a prender sonno, Maria che aveva la coscienza pura e non voleva altro che il bene.
Il tempo ha forse calmato l'odio, se pure il Re lo ha mai sentito pel suo fratello Enrico, ed egli mi avrebbe accolto con quello amore col quale si accolgono i più cari parenti....» «Il tempo consuma il cuore che odia, ma l'odio.... oh! l'odio non cessa neppure col palpito del cuore. Egli scende nei sepolcri, ed agita perfino la polvere dei morti.
Il Della Valle, dinanzi alla pronta ubbidienza e al dolore di Lalla, si era calmato pienamente. Egli temeva, anzi, di essere stato troppo severo; e accompagnando Maria, quando se ne andò, fino alla carrozza, se ne scusò anzi con lei, ringraziandola del suo affetto, baciandole e ribaciandole la mano, con tenerezza affettuosa.
Da principio, colla testa ancora in fuoco, ad una sola cosa egli pensò: scoprire i tristi che avevano messo in giro le calunniose voci, affrontarli risolutamente e costringerli a farne immediata ammenda. Ma che tale proposito fosse inattuabile s'appalesò a lui stesso non appena calmato il primo bollore dell'ira.
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